Quest’articolo doveva uscire molto prima, lo ammetto. Ma sono entrato in possesso dei numeri che costituiscono la seconda parte di Battaglia dell’Atomo con un pò di ritardo, ed è quindi solo adesso che vi presento questa seconda parte de Il Crossoverone dedicata all’ultimo evento mutante.
Nel mio primo articolo vi parlavo di come la struttura narrativa ‘a più autori’ avesse trasformato una storia sulla carta dubbiosa in un prodotto molto valido(ovviamente a mio avviso), dalla trama quadrata e dagli eventi concitati.
E dopo il ‘punto di svolta’ (che non rivelerò, ovviamente) gli autori mettono tutte le carte sul tavolo, dandoci modo di comprendere tutto il quadro generale prima di procedere a tirare tutte le fila della trama con il più classico dei finali per i fumetti di questo tipo.
Ecco, se dovessi trovare una parola per definire Battaglia dell’atomo, sarebbe proprio questa: classico. Non è un crossover che si propone di mettere in atto chissà quali sconvolgimenti, non si pone obiettivi altissimi e non dice ‘nulla sarà più come prima’. Semplicemente, racconta una storia che si dipana con il giusto ritmo, ha il giusto quantitativo di azione, e contiene un’enorme omaggio alla prima storia degli X-Men.
Sopratutto, gli autori della storia ne approfittano per introdurre una serie di nuovi personaggi nel già variegato sottobosco mutante, sia buoni che cattivi: devo dire che alcuni di essi hanno delle ottime potenzialità.
Che dire, quindi…un crossoverone ‘classico’. Ma in un periodo dove i ‘grandi eventi’ abbondano forse un classico è quel che ci vuole.
Ora, mi piacerebbe chiudere qui l’articolo, ma non sarei obiettivo se non evidenziassi quello che per me è l’unico difetto di Battaglia dell’Atomo. Perchè sono stato bene o male due interi articoli a tessere le lodi delle storie a più autori, ma questo crossover ci da modo di vederne anche il rovescio della medaglia.
Si, perchè la storia affianca alla conclusione vera e propria degli ‘epiloghi’, ciascuno scritto da un autore differente. E due di questi sono in contraddizione praticamente totale: nonostante i personaggi che agiscano siano più o meno gli stessi, sono lontani anni luce, ed in questo si riflette il diverso approccio che gli autori hanno agli X-Men. Che è legittimo e ci sta tutto, ma renderlo così palese getta una piccola ombra su una storia di tutto rispetto.