Conversioni in stile Kishimoto – Sulle tracce di Naruto (38)

di bluclaudino 10

 

Torno alla nostra rubrica narutiana con un pensiero che probabilmente in molti avete da diverso tempo: a quanto prima che Obito si converta? Penso che tutti i lettori di Naruto, chi più chi meno, abbiano almeno una volta pensato che Obito prima o poi si possa convertire, definitivamente o meno, alla causa di Naruto. La stessa domanda però è da sempre associata ad un altro personaggio, Sasuke.

Oggi voglio quindi parlare di cosa Kishimoto intende con “conversione“, esempificandone alcune, per introdurre il prossimo articolo che sarà focalizzato proprio sui casi specifici, ed ancora ricchi di variabili, di Obito e Sasuke.

Vorrei innanzitutto iniziare con cosa la grammatica italiana intende con “conversione”, dal voc. Treccani:

“Nel linguaggio comune, “conversione” indica il passaggio a un’altra religione, qualsiasi mutamento radicale di fede, opinioni ed ideologia religiosa, artistica, letteraria, politica.”

Il termine, che noi tutti parlando degli avvenimenti del manga usiamo spesso senza troppe riserve, è effettivamente legato ad un ambito religioso-politico, ad una causa che prevede una riposizione di fedeltà nei suoi principi. Quello che bisognerebbe considerare dunque è cosa Kishimoto intende per “conversione”. A mio modo di vedere, piuttosto che basarsi sulla fede in qualcosa di organizzato ed esterno a sè stessi come un movimento politico o una religione, Kishimoto si sofferma sugli ideali interni, più intimi e reconditi dei suoi personaggi. Qualcosa di simile a quanto fatto da Lucas con Darth Vader, presentato come intrinsecamente malvagio con i risvolti che poi conosciamo (e la doppia conversione, del tutto simile a quella che potrebbe avere Obito). Ormai è chiaro che a Kishimoto non piacciano i cattivi senza scopo ma soprattutto senza possibilità di conversione, senza un background che consenta un cambiamento di ideali: abbiamo avuto alcuni esempi in tal senso come Hidan e Kakuzu, personaggi infatti usati come punto chiave per i protagonisti e quindi abbandonati una volta adempiuto al loro scopo.

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A suffragio di questa mia convinzione vi porto alcuni tra gli esempi che ritengo tra i più importanti del manga per quanto riguarda un cambiamento netto ed importante di punti di vista radicali: Zabuza, Gaara e Nagato.

Servilismo (Zabuza): lo abbiamo conosciuto nei primi numeri del manga e lo abbiamo ritrovato centinaia di capitoli dopo la sua dispartita e quella del suo compagno Haku. Nonostante il messaggio fosse chiaro già allora l’approfondimento breve ma intenso operato da Kishimoto durante la Quarta Guerra mondiale dei Ninja è sicuramente interessante. Haku muore sacrificandosi per Zabuza, con la convinzione di aver vissuto come oggetto al servizio del suo mentore e padrone, un rapporto utilizzatore-strumento su cui Kishimoto insiste più volte in tutto il manga, pensate anche solo al triangolo Madara-Obito-Nagato, a Danzo-Sai o Danzo/Hiruzen-Itachi. Eppure Zabuza, prima di morire e riscattare la propria umanità, accetta di esporsi di fronte a Naruto e di dichiarare il suo amore sopito e quasi paterno nei confronti di Haku. Kishimoto più che una conversione qui imbastisce un “ritorno alle origini”, Zabuza ha sempre amato Haku ma non ha mai voluto ammetterlo davanti a lui ma nemmeno davanti a sé stesso. Naruto aiuta il Nukenin di Kirigakure ad accettare la propria umanità. Emblematica è la frase che Zabuza dice a Kakashi poco prima di essere lui stesso trasformato in un strumento di morte da Kabuto: “Sono già morto.. e sono morto come essere umano”. Una rivendicazione importantissima, che esprime quanto questo personaggio sia cresciuto, si in poche pagine, ma con uno scatto di rivalsa molto potente. Ironia della sorte Zabuza nega il servilismo del mondo dei ninja poco prima di caderne lui stesso vittima, anche questo un messaggio che l’autore cerca di far pervenire agli occhi del lettore.

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Egocentrismo (Gaara): lo ricordiamo tutti il Gaara dei primi capitoli in cui compare, totalmente dedito all’auto-compiacimento, spossato dalla follia a cui è stato indottrinato si da neonato eppure costantemente alla ricerca di uno scopo. Questo è ciò che Naruto dona lui nel loro epico, drammatico scontro: un motivo per cui lottare. Il tatuaggio-sigillo sulla fronte di Gaara significa “Amore”, tra le parole più ambigue e significative che esistano. Amore che inizialmente ripone in sé stesso, complice un misantropismo prepotentemente radicato nella sua educazione, odiare il mondo intero e cercare nutrimento per il proprio odio, negando la sua ragione umana. L’incontro con Naruto risveglia in lui l’Amore verso il prossimo, e questo è possibile unicamente grazie all’esempio, la forma di insegnamento più incisiva che esista. Mostrando il suo Amore verso i propri amici Naruto traccia una nuova via per Gaara, ora deciso a difendere e lottare per i propri fratelli ed il proprio villaggio (come farà poi contro Deidara a Sunagakure) abbracciando il suo nuovo scopo di vita. Come detto però Kishimoto ama insistere sugli aspetti chiave del suo manga, ed ecco che ripropone la questione durante la guerra. Gaara scopre da suo padre, ritenuto a torto ma anche a ragione colui che ha distrutto la sua vita, la verita su sua madre Karura. Ecco che anche il simbolo di quell’Egocentrismo sostanziale, l’Amore che ha tatuato sulla fronte, si trasforma definitivamente in filantropismo ed amore verso il prossimo coronando una lunga ed agognata conversione.

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Nichilismo (Nagato): parliamo infine di una delle conversioni più discusse ed odiate del manga, che io ritengo invece la più riuscita, poiché porta con sé un messaggio caro a Kishimoto su cui insiste in modo testardo sin dal primo capitolo del suo lavoro. Nagato è sostanzialmente una persona che non riconosce all’umanità la capacità di auto-regolamentarsi, “homo homini lupus est” (“l’uomo è lupo con gli uomini”) direbbe se conoscesse il famosissimo passaggio di Plauto. Eppure anche Nagato nasce come personaggio con una naturale propensione alla compassione. Come Naruto, Nagato crede nell’amicizia sopra ogni cosa, perchè questa è l’unica forma di affetto che ricorda da quando ha perso i genitori ed ha dovuto affidarsi unicamente al suo rapporto fraterno con Konan e Yahiko, poi tragicamente devastato dalla guerra. Naruto, nuovamente con l’esempio, interviene mostrando come anche per lui sarebbe stato facile negare una chance al mondo che lo ha privato di tutto: famiglia, amici (Sasuke), maestri (Hiruzen e Jiraya). Lo fa perdonando proprio uno dei suoi carnefici (si ripeterà con Obito, ma ne riparleremo). Kishimoto è però giapponese e non ci presenta quindi un perdono cristiano, in cui basta una confessione spontanea per veder cancellate tutte le proprie azioni malvage. Nagato deve mettere alla prova la sua rinnovata fiducia nel mondo sacrificando la sua vita per quella chance che ha negato in tanti anni d’imbarbarimento e cancellando sè stesso dal marciume a cui ha partecipato (simile al sacrificio di Jor-el e Lara nell’ultimo “Uomo d’Acciaio” di Zack Snyder). La conversione di Nagato è quindi quella più spontanea e dovuta, in un manga fatto di contrasti mortali e guerre per la supremazia, che abbraccia il semplice ma potente credo del protagonista fatto di sacrificio, di esempio e fiducia nel prossimo, insegnamento ricordato al protagonista con grande saggezza da Itachi.

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Commenti (10)

  1. A proposito di Itachi, ritengo si meriti da solo un intero articolo. Per me tutto il manga Naruto � Itachi ! Lo spessore di questo personaggio nelle azioni, parole e opere sovrasta chiunque altro di anni luce.

  2. Gran bell’articolo Blu 😀
    Oltre a condividerle apprezzo molto la completezza delle tue analisi: penso che il soffermarsi ad avvenimenti passati, senza limitarsi a meri riferimenti, sia ben dovuto quando si discute del messaggio di Kishimoto.

    Dal punto di vista del lettore immagino che la ridondanza delle sue riflessioni, spesso, giustamente, finisca con l’apparire ripetitiva a livelli fastidiosi.
    Forse � un’ingenuit�, ma nella sua cocciuta completezza personalmente non mi dispiace affatto.

    Quali volti della conversione, secondo te/voi, ha ancora da mostrare?
    E chi riguarderanno? Obito, Sasuke o entrambi?

  3. Come hai detto tu giustamente, Kishimoto fa convertire i personaggi basandosi sulle loro esperienze e sul loro mondo personale. Ma le convizioni oggettive, che sebbene di derivazione oggettiva, che avevano verso il mondo finiscono allo sfacelo? Io penso sia questo il punto debole delle conversioni di Kishimoto, non riesce a smascherare i punti di vista oggettivi, come il nihilismo di Nagato o il nihilismo umano di Obito. Entrambi hanno punti validi rispetto al mondo, ma il personaggio di Naruto li colpisce nell’intimo e ha ragione.

    E Kishi poi vorrebbe farci credere che i loro punti validi non siano pi� validi in quanto ora credono in Naruto? Difficile che se credano in Naruto non sia un punto valido che, come dice Nagato, gli uomini si combattono sempre tra loro e la morte non ha senso. Per essere ancora pi� chiarti, tramite Obito Kishi esprime un nihilista verso la capacit� degli uomini di collaborare e cita esempi OGGETTIVI em ostra come SE ANCHE UNA VOLTA SI COLLABORI POI SI RITORNERA’ A COMBATTERE. Poi Naruto lo colpisce nella soggettivit�, nella sua esperienza personale, usando i suoi amici cercando di dimostrare come l’unione fa la forza.
    Peccato che pochi capitoli dopo l’individualismo, che come ha detto Kishi annebbia gli umani, fa muovere Sasuke. Cio�, c’� una forte continuit� secondo Kishi tra quello pu� essere definita la verit� del mondo e il suo essere. Se l’essere cambia la verit� del mondo lo fa anch’essa. Cosa non vera.

  4. Credo che ti sei dimenticato di Neji, dal mio punto di vista la “conversione” migliore e pi� convincente.

    Quella di Zabusa forse � un p� azzardato definirla “conversione”, non perch� non ci sia stato un cambiamento in questo personaggio, ma perch�, come ha gi� detto blu, credo che gi� qualcosa in lui si stava muovendo da prima dell’incontro con Naruto. Diciamo che in questo caso, Naruto � stato l’elemento scatenante di qualcosa che “era gi� nell’aria”.

    Diverso il discorso con Gaara, forse il mutamento pi� radicale del manga. Da sadico pazzo a quello che � oggi, cio� un personaggio pacato, carismatico e oserei dire anche parecchio intelligente. Prima dell’incontro con Naruto non vi era pi� traccia di umanit� e da questo punto di vista Naruto � stato il vero cambiamento e punto di svolta per lui.

    Per Nagato il discorso � ancora diverso, non � mai stato completamente malvagio (non al livello di Zabusa o Gaara per lo meno). Certo ha fatto lo stesso la sua dose di innocenti stragi, ma alla fine dei conti ha rimediato quasi del tutto (gli � mancato solo Jiraya da riportare in vita e molto probabilmente era un suo grande rammarico). Diciamo che Nagato ha creduto in certi ideali che non erano suoi, ma di Obito (ma lo stesso Obito � stato “fregato” in modo simile, ma ne riparliamo al prossimo articolo :mrgreen: ), facendo quel che ha fatto. Difatti il suo pi� che un cambiamento radicale � un ritornare sulla retta via che aveva percorso in precedenza. Infatti � abbastanza evidente che non sia il solo Naruto a farlo cambiare, visto che Naruto cita appunto Jiraya i suoi insegnamenti ed il suo libro, che rappresentavano appunto i precedenti ideali di Nagato.

    1. In realt� Neji non � mai stato malvagio, non ha mai ucciso persone per divertimento o per un sogno malato, Neji non � mai stato cattivo tant’� che era a Konoha ed aveva dei compagni, Lee e Ten Ten, tutto fuorch� Malvagi.

      Se poi si parla di conversione ad un credo differente, hai ragione a dire che si tratta di una “conversione”, ma ho dovuto fare delle scelte o veniva un’articolo di 50’000 battute 😀 Ci sarebbero anche le “conversioni” di Sai, di Sasori (in parte), di Kurama! Potrei riprenderle nei prossimi articoli, qualcuna merita un approfondimento specifico 😉

      P.s. Obito fregato da Madara, Nagato fregato da Obito, Akatsuki comandata da Nagato, � un ciclo infinito, a Kishimoto piace cos� 😀 Escluderei comunque una conversione di Madara.

      1. Si, in effetti Neji non era un vero malvagio, ma dentro di se covava dell’odio simile a quello che si manifesta per i malvagi. Chi lo sa se non si fosse scontrato con Naruto (sia fisicamente che ideologicamente) come sarebbe finito il nostro Neji.
        Per Sai vale pi� o meno lo stesso discorso, anche se li c’� stato l’indottrinamento del Ne e di Danzou, ma pi� che un malvagio e uno un p� freddo che esegue gli ordini senza pensare ad altro, che siano giusti o sbagliati.
        Quella di Sasori � una conversione quasi “postuma”, sebbene segni di cedimento erano presenti anche nel finale dello scontro con Sakura e Chiyo (se non ricordo male si fece trafiggere senza tentare difesa).
        Discorso pi� interessante quello di Kurama, visto che � un cambiamento costruito col tempo e non dell’ultimo minuto come quello di Gaara ad esempio. Anche questo di Kurama secondo me � stato gestito bene, visto il procedimento a piccoli passi che culmina con la fiducia non solo dello stesso Kurama, ma anche del resto dei Biju di solito ostili verso gli umani.

      2. Anche per Neji, come per Sai, c’� stato un’indottrinamento (ed entrambi hanno dei sigilli, uno sulla lingua ed uno sulla fronte) con sistemi restrittivi. Sono entrambi in gabbia 😉

        Se non fosse intervenuto Naruto Neji avrebbe continuato a covare odio, avrebbe potuto fare gli stessi errori di Sasuke? Chiss�.. eppure l’intervento di Naruto con Sasuke non � servito.. o almeno non subito 😀

        Perci� ho premesso che pi� che una figura salvifica portatrice di verit� assolute Naruto lo vedo come qualcuno che salva i personaggi da s� stessi, dando esempio di come si possa seguire la via della compassione e della fiducia.

  5. Condivido l’analisi di bluclaudino, bel lavoro!
    Leggendo ho pensato che Obito, la cui “conversione” do ormai per certa, abbia qualcosa di ognuno dei 3 ninja presi in esame: sfrutta Nagato e viene sfruttato da Madara come si vede soprattutto nell’ultimo capitolo (servilismo), agisce per l’oggetto del suo desiderio cio� Rin ed un mondo in cui lei non sarebbe mai morta ma sarebbe rimasta con lui (egocentrismo), infine ritiene il mondo reale privo di speranza e non d� a chi vuole cambiarlo alcuna fiducia perch� alla fine secondo lui fallir� comunque (nichilismo).
    Su Sasuke una conversione la vedo pi� difficile, anche adesso che combatte al fianco di Naruto non ha cambiato il suo carattere ed il suo voler perseguire a tutti i costi il proprio scopo senza dar retta agli altri o scendere a compromessi, un cambiamento totale come quello di Gaara non ce lo vedo proprio.

  6. C’� ancora gente che si sforza di trovare significati in Naruto ?

    1. Sicuramente pi� di quanti ne cerchino in quello che dici tu. Gentilmente, evitate di commentare “tanto per”.

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