Il mondo del “fumetto”, in Giappone, è spesso (quasi sempre a dire la verità) legato a doppio filo con altri ambienti “ludici”, quali quello dell’animazione, dei videogiochi e del modellismo (si pensi a quello che, era, è e sarà il merchandising che ruota attorno al Gundam). Proprio in questa ottica, agli inizi degli anni Ottanta la Bandai, leader indiscusso nel campo del modellismo legato al mondo dei manga, cercava una novità: una storia (non banale e di largo consenso da parte dei fan) dalla quale poter estrapolare una nuova linea di modellini/giocattoli che si differenziasse dalla tipologia classica che fino ad allora era stata dominante: i modellini dei robot o dei veicoli legati ad anime di fantascienza.
La Shueisha, proprio in quel periodo, stava valutando la serie di un allora giovane promessa del mondo fumettistico: Masami Kurumada. Al lavoro da poco più di dieci anni (Kurumada iniziò a disegnare a 21 anni e all’epoca in cui si svolgevano questi fatti ne aveva da poco compiuti 33) questo autore si era fatto conoscere in vari ambienti, sfornando opere dai toni fantasy/avventurosi dal ritmo serrato e dalla storia accattivante, che, ciononostante, non avevano ricevuto una riconoscimento plebiscitario da parte dei lettori di fumetti. Fu grazie all’opportunità che il consorzio Bandai/Shueisha offriva se questo autore riuscì definitivamente a sfondare e a creare quello che forse è uno dei capisaldi nella storia del manga giapponese: ????? (Seinto Seiya) meglio noto in Italia col titolo de I Cavalieri dello Zodiaco.
Dal momento che questa opera è tanto vasta (non solo nella sua forma originale, ma anche e soprattutto a causa delle numerose serie manga spin-off da essa generate e dagli Anime, OAV e Lungometraggi basati su questa tematica) quanto complessa, e riuscire a parlarne nelle poche righe concesse per un articolo su un blog è un’impresa impensabile, dividerò questo argomento in tre parti, analizzando separatamente i vari manga, le varie forme animate in cui questo prodotto è stato presentato e discutendo, infine, su tutte le curiosità/notizie/indiscrezioni che al momento gravitano attorno all’Universo dei personaggi di Kurumada.
Saint Seiya: la serie classica
Scritta e disegnata da Kurumada stesso, questa è la serie che, attualmente, viene definita “classica”. La storia ruota attorno ai personaggi di 5 ragazzi (i santi di bronzo) allevati dal ricco Mitsumasa Kido per proteggere, in un futuro molto prossimo, la dea Atena, incarnatasi nella “nipote” di quest’ultimo, Saori Kido. Per far ciò i ragazzi vengono allenati, in varie parti del mondo, da alcuni Santi (che ritorneranno poco a poco nelle vicende del manga) per ottenere le “armature” (cloth, nell’originale), ciascuna correlata ad una costellazione del cielo, e il potere di “bruciare il cosmo” grazie al quale si può manipolare la materia in vari modi: frantumarla, bruciarla, congelarla, e altro. Il manga, che si compone di 28 tankobon nell’edizione originale, è suddiviso in tre “Capitoli”, ciascuno dei quali fondamentale per lo sviluppo della storia nei successivi.
CHAPTER 1: The Sanctuary (Il Grande Tempio).
La storia si apre con il ritorno a villa Kido di Seiya (il protagonista principale di tutta la narrazione) che, ottenuta l’armatura di Pegasus proprio presso il Grande Tempio, si appresta a battersi nel torneo, indetto da Saori, affinché uno tra i 10 santi di bronzo (tra cui gli altri 4 protagonisti: Shiryu del Dragone, Hyoga del Cigno, Shun di Andromeda e Ikki di Phoenix) vincendo sugli altri, possa arrogarsi il diritto di indossare le sacre vestigia d’oro del Sagittario. Tale armatura venne affidata alla famiglia Kido dal Santo del Sagittario, Aiolos, il quale, a rischio della vita, salvò una Saori in fasce dalla follia omicida del Grande Sacerdote ormai caduto vittima dell’oscurità.
Nella prima parte assistiamo alle prime fasi del torneo, la Guerra Galattica, che viene improvvisamente interrotta quando Ikki, ritornato all’improvviso, si presenta nell’arena dei combattimenti, attacca tutti gli altri santi e fugge portando con sé i pezzi dell’armatura d’oro, aiutato in questo dai Black Saint di Pegasus, Dragone, Cigno e Andromeda, sorta di nemesi dei veri santi di bronzo formatesi dall’oscurità che i santi di Atena, votati al bene, perdono dal loro cuore una volta consacrata la loro vita alla dea.
Dopo la lotta con Ikki, i santi scoprono che il vero nemico è proprio il Grande Sacerdote: nella seconda parte del manga assistiamo alla lotta che i nostri eroi devono sostenere contro santi di un livello più alto, i santi d’argento (in tutto 14 nella storia, ma in realtà molti di più di cui Kurumada non fa menzione) i quali vengono mandati come sicari dal Grande tempio ad uccidere i santi di bronzo e recuperare l’armatura del Sagittario. Al termine delle faticose battaglie, Saori si rivela come la dea Atena, Ikki, sconfitto precedentemente, torna in vita per unirsi alla battaglia e Shiryu, al prezzo della sua vista, sconfigge l’ultimo dei nemici.
Le strade dei santi di bronzo, a questo punto, sembrano destinate a separarsi: i 5 rimasti, infatti, non vedono di buon occhio la viziata Saori e se ne allontanano. Sarà tuttavia l’intervento dei rimanenti santi d’oro, mandati dal Grande Sacerdote come sicari, a convincere questi eroi a schierarsi con la giovane dea. Nella terza parte di questo primo capitolo, i santi del Leone, Aiolia, del Cancro, Death Mask, dell’Acquario, Camus, e dei Pesci, Aphrodite, vengono inviati ad uccidere ciascuno uno dei santi di bronzo, ma falliscono per vari motivi e tornano al Grande Tempio. A questo punto, Saori e i suoi 5 giovani guerrieri, partono alla volta della Grecia, per affrontare il Grande sacerdote nella sua casa e mettere fine al conflitto. Appena giunti, tuttavia, Saori viene ferita a morte da un dardo d’argento del santo della Freccia: l’unico modo per salvarla è attraversare le 12 Case che circondano il Santuario (ciascuna custodita da uno dei santi d’oro) in sole 12 ore, giungere al Santuario e usare lo scudo presente nelle mani della statua della dea che ivi si trova per salvare la giovane. In una corsa contro il tempo, ostacolati e a volte aiutati dai 12 guardiani del Santuario, i nostri riescono a giungere finalmente al traguardo, salvando Atena e sconfiggendo il Grande Sacerdote.
CHAPTER 2: The Poseidon (Nettuno)
Mentre un pericolo ben più minaccioso del dio dei Mari sta per abbattersi sulla Terra e costringe i pochi santi d’oro rimasti nel Grande Tempio, i giovani santi di bronzo si recano nelle profondità marine per combattere il dio che, desideroso di punire la razza umana per la sua malvagità, ha rapito la dea Atena ed ha scatenato un nuovo Diluvio Universale sul pianeta. I 5 santi dovranno affrontare i 7 generali del Mare di Nettuno al fine di distruggere le colonne che sorreggono i Sette Mari, ciascuna di esse protetta da uno dei generali, e poter così liberare Saori dalla sua prigionia nella colonna centrale del palazzo Sommerso di Nettuno. Anche questi scontri porteranno alla luce rivelazioni di vario genere (la più importante riguardante il legame tra il Grande Sacerdote e l’eminenza grigia dietro il risveglio del dio del mare) ma anche questa volta, aiutati dalle sacre armature d’oro che giungono in loro difesa nel momento più insperato, i santi di Atena vinceranno la battaglia.
CHAPTER 3: The Hades (Ade)
Il grande nemico che spaventava i santi d’oro si rivela, dopo la conclusione della battaglia contro Nettuno, nell’incarnazione del dio degli Inferi, Ade: dopo un sonno di oltre due secoli, il signore delle tenebre torna in vita per chiedere la rivincita ad Atena dopo la sconfitta subita nella precedente Guerra Sacra. I seguaci di Ade, i 108 Specter, ciascuno dotato di una armatura nera (i surplice), si infiltrano nottetempo all’interno del Santuario per uccidere Atena: tra essi vi sono anche alcuni dei santi d’oro morti nella battaglia al Santuario di poco tempo prima e resuscitati dallo stesso Ade. In una lotta all’ultimo sangue, che si tiene qui sulla Terra nelle cornici del Santuario e del Castello di Ade, i santi d’oro cadono uno dopo l’altro, per mano degli Specter e di uno dei tre Giudici Infernali, Radamantis della Viverna, mentre i 5 santi di bronzo, giunti al Castello di Ade, entrano attraverso un passaggio dimensionale, nel mondo degli inferi, pur restando vivi.
Dopo estenuanti battaglie contro gli Specter a guardia dei vari Gironi infernali, Seiya e gli altri santi di bronzo raggiungono il Cocito, luogo in cui risiede lo stesso Ade, solo per scoprire che quest’ultimo ha trasferito la sua essenza nei Campi Elisi, portando con sé la giovane dea Atena. Grazie al sacrificio degli spiriti dei 12 santi d’oro, i nostri eroi riescono a raggiungere gli Elisi e, dopo una lotta difficile con le divinità gemelle Hypnos (Sonno) e Thanatos (Morte), si ritrovano faccia a faccia con il dio degli Inferi, tornato finalmente nel suo vero corpo, e così a distruggerlo. Nell’attacco finale, Seiya, per salvare Saori, si para davanti ad Ade, morendo per mano suo, e facendo pronunciare al tenebroso dio delle parole che lasciano più dubbi che certezze riguardo l’effettiva conclusione di questa epica saga.
Saint Seiya: tra mitologia e invenzione
Credo che la forza principale di questa opera stia nel modo eccellente con cui Kurumada riesce a fondere mitologia Greca, culture e filosofie religiose differenti e tradizione giapponese tra loro in modo sapiente (anche se a volte sono presenti delle forzature volute al fine di poter narrare la storia come si vuole).
La struttura del manga è molto semplice (e per certi versi quasi Dantesca, se mi permettete di fare il paragone): tra capitoli, ciascuno diviso in parti e in una sorta di percorso predefinito fatto di lotte per giungere nell’ultimo livello, quello più importante (a metà tra il percorso di Dante nei tre regni dell’oltretomba e un mega videogioco). La struttura organizzativa del manga si ripete spesso, tuttavia grazie a questa formattazione del prodotto Kurumada riesce, in modo sapiente, a fornire tanti piccoli e grandi colpi di scena che si intrecciano perfettamente con la storia principale e con le vicende di Seiya e compagni.
Le figure differenti dei guerrieri presenti all’interno dell’opera prendono spunto dalle 88 costellazioni della volta celeste (i santi di bronzo, d’argento e d’oro) e della tradizione religiosa buddhista.
I santi di bronzo, Pegaso, Dragone, Cigno, Andromeda, Fenice, Unicorno, Idra, Leone Minore, Lupo, Orsa Maggiore, Camaleonte, sono stati scelti o per caratteristiche particolari che Kurumada avrebbe potuto sfruttare in seguito (Phoenix, la Fenice, che risorge dalle sue ceneri e che risulta virtualmente invincibile) o per il luogo in cui la loro armatura è custodita (Pegaso in Grecia, Dragone in Cina, Orsa Maggiore negli USA); mentre i santi d’argento vengono collegati a varie costellazioni, senza (apparentemente) una motivazione precisa.
I santi d’oro rappresentano i 12 segni dello zodiaco occidentale e, di conseguenza, sono correlati alle 12 costellazioni che si trovano sull’eclittica, ovvero l’ideale equatore della sfera celeste che si ottiene immaginando di porre la Terra al centro di essa e posizionando le costellazioni stesse sulla sua superficie in relazione a come esse vengono viste dal nostro pianeta. Tali costellazioni risultano anche quelle che attraversano il percorso orbitale del solo sulla sfera celeste stessa, e che dividono tale cammino in dodici settori, detti Case. La scelta del materiale di cui sono fatte (l’oro giallo) si ricollega al loro stretto legame col sole, tanto è che nel manga è proprio questa energia luminosa intimamente collegata a tali armature a permettere ai 12 spiriti dei santi d’oro di aprire il passaggio verso gli Elisi.
I Generali dei mari, invece, sono ispirati alle tradizioni e alle leggende legate al mare: Kraken, il mostro marino leggendario; Scilla, la creatura mitologica dal corpo di donna e differenti animali che infesta lo stretto di Messina nell’Odissea di Omero; la Sirena, intesa non come la creatura mezza donna e mezzo pesce, ma nella connotazione mitologica originale, nella forma dell’arpia che, grazie alla voce soave, attira i marinai sulle rocce (e le sirene dell’Odissea hanno questa forma!).
I 108 Specter, infine, discendono dalla tradizione giapponese e, in particolare, dalla religione buddhista, in cui 108 sono i “peccati capitali” di cui liberarsi attraverso la purificazione per giungere al Nirvana, ma anche le “stelle sacre” nell’astrologia cinese.
La scelta del nome santi da parte di Kurumada è particolare: nell’originale Setoshi indica un Guerriero Sacro (in quanto protettore di una divinità), ma tale termine ha assonanza con la pronuncia giapponese del termine inglese Santo (che, in ogni caso, ha una connotazione divina), ed è stato scelto per questo motivo. Nella versione italiana (ma anche in quella inglese e francese, ad esempio, così come in altre lingue), si è usato invece il termine Cavaliere, rifacendosi alla tradizione della letteratura epica in cui i cavalieri, appunto, erano guerrieri devoti ad una causa superiore e, in un certo senso, legati ad una forza mistica (si pensi al ciclo di Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, o a quello francese della “Chanson de Roland” e dei Paladini di Carlo Magno).
L’ambientazione del manga, come già detto, segue, in maniera a volte velata, a volte più persistente, la strutturazione della Divina Commedia dantesca: anche qui ci sono tre Cantiche (i capitoli citati prima), ognuno prevalentemente ambientato in un luogo suddiviso in settori da attraversare per poter giungere alla meta finale. E se appare chiaro il riferimento all’Inferno dantesco, suddiviso in gironi (piuttosto che all’oltretomba di tradizione mitologica, diviso nei tre territori del Tartaro, degli Elisi e del Vestibolo), con tutta una serie di riferimenti più o meno espliciti alla topologia della creazione del sommo poeta, meno appariscente risulta il paragone tra il regno sottomarino di Nettuno e il Purgatorio, suddiviso in Dante in 7 cornici, una per ogni mare, appunto.
Proprio la strutturazione del regno di Nettuno risulta poi particolare: mentre i Sette Mari della denominazione classica fanno riferimento alla suddivisone del bacino del Mediterraneo (l’unico mare conosciuto ai tempi della Grecia antica), la classificazione di Kurumada, per ragioni di carattere narrativo, riguarda tutte le superfici marine del pianeta: l’Oceano Pacifico (nord e sud), l’Oceano Atlantico (nord e sud), l’Oceano Indiano, l’Oceano Artico e l’Oceano Antartico (che, tuttavia, non è un agglomerato di massa ghiacciata come l’Artide ma un vero e proprio territorio).
Una delle cose che più catturano l’attenzione all’interno di questa opera, è la minuzia con cui le armature vengono disegnate e progettate: proprio nello spirito di creare un prodotto da cui ricavare modelli e giocattoli (action figure) che riscuotessero successo, lo stesso Kurumada crea, in appendice ad ogni volumetto, una enciclopedia in cui non solo fornisce dati su ogni singolo personaggio, ma disegna anche le versioni dei cloth come si presentano in forma di “emblema” (e cioè montati su piedistallo così da assumere l’immagine della costellazione a cui sono collegate) e il modo in cui vanno indossate, dando così una linea guida nella realizzazione delle stesse. In pratica, è tutto farina del suo sacco!
Bene, a questo punto, credo che possiamo anche fermarci. Continueremo la nostra lunga discussione sui Cavalieri dello Zodiaco nella prossima parte, dedicata alle nuove serie cartacee che l’opera di Kurumada ha generato: Episode G, Lost Canvas e Next Dimension. A risentirci, gente!
Chesterfild 9 Dicembre 2010 il 16:52
ma no c’era anche la serie di asgard prima di nettuno?
ciampax 9 Dicembre 2010 il 16:58
Nel manga no. Solo nell’anime… dovrai pazientare un po’ e parler� anche di quella.
4EverSlothful 9 Dicembre 2010 il 17:36
Grande un articolo su Saint Seiya! E’ primo manga che ho comprato perch� mi era veramente piaciuto! Anche l’articolo � ben congeniato e scritto, comunque ho un paio di correzioni da farti. Per prima cosa il termine vestigia non significa veste, ma traccia, orma o in alcuni contesti anche rovine, e questo � un errore presente sia nel cartone che nel manga e, inoltre, non mi pare che Aphrodite fosse stato mandato a uccidere Shun, ha ucciso il suo maestro. Comunque l’articolo � interessante, soprattutto la parte di approfondimento sulla mitologia legata agli Specter. Attendo le prossime parti dell’articolo…. e un ultima domanda, ma le immagini che hai disseminate nell’articolo sono tratte da una parodia ecchi del manga?
ciampax 9 Dicembre 2010 il 19:17
Vestigia, come termine arcaico, stava anche ad indicare il “vestimento” sacro dei sacerdoti o degli individui (dal latino “vestigium”), per cui il termine per indicare i paramenti sacri dei santi non � errato. Inoltre, se fai caso, l’ho usato in un punto in cui, in un certo senso, volevo proprio citare la ricercatezza della traduzione fatta in Italia dei dialoghi.
Per quanto riguarda Aphrodite, egli viene inviato ad uccidere il maestro di Shun, ribellatosi al Santuario, ma con il secondo fine di tendere un’imboscata a Shun stesso e farlo morire (non ricordo bene quale sia il volume, ma in quei capitoli viene detto esplicitamente).
Per le immagini… le ho trovate e mi piacevano. Non ho idea a cosa siano legate. 🙂
yaka 9 Dicembre 2010 il 19:52
no ciampax ha ragione lui, aphrodite fu mandato nell’isola di andromeda per uccidere cefeo che si era ribellato al sacerdote, non si fa parola di shun (se vuoi controllare sono le prime pagine del volume 12 star ;))
4EverSlothful 9 Dicembre 2010 il 20:25
Per quanto riguarda vesti sacre come significato di vestigia non lo sapevo, anche se faccio latino si vede che non lo ho studiato molto attentamente XD Comunque sono andato anche a controllare per quanto riguarda Aphrodite e non mi pare dica nulla su Shun, ma alla fine sono dettagli….
Mirokusama 9 Dicembre 2010 il 20:33
Gran bell’articolo come al solito,a me � sempre piaicuto Saint Seiya,come quasi tutti ho conosciuto i “Cavalieri” grazie all’anime poi dopo ho seguito la prima edizione del manga pubblicata dalla Starcomics e sono riuscito a godere dell’opera originale come l’autore l’aveva partorita(perch� del doppiaggio dell’anime si possono salvare tante cose ma i nomi cambiati ai saint e unificati con quelli della loro costellazione non mi sono proprio piaciuti…)apprezzando ancora di pi� l’opera senza soffermarmi tanto,come troppe persone fanno,sul tratto dell’autore che comunque non m’ha mai creato problemi….un manga/anime eccezionale alla fine non ho nulla da aggiungere se non che voglio proprio leggere il seguito dell’articolo che riguarda le nuove serie delle quali so francamente poco…
Ps:carine le versioni femminili dei Gold Saint….
Shishimaru 9 Dicembre 2010 il 21:25
Articolo interessantissimo,sapevo poco dei Saint Seya! Specie,non oltre il primo capitolo!
Non sapevo neanche della morte di Seya!
taramas 9 Dicembre 2010 il 22:48
complimenti bell’articolo!!!sue piccole anotazioni per�:che io ricordi alla fine della saga di hades i cavalieri non muoiono ma c’� un’immagine enigmatica che li ritrae tutti in cielo..senza far capire bene quale � stata la loro sorte…
seconda annotazione..non hai parlato della saga di zeus..mai realizzata ma che era in programma per�
ciampax 10 Dicembre 2010 il 01:01
Ma tu parte 1 alla fine del titolo lo hai letto? 🙂
taramas 10 Dicembre 2010 il 10:39
ops credevo che nella seconda parte volessi parlare solo dei “seguiti”..chiedo scusa!!
ilburchiello 9 Dicembre 2010 il 23:26
Grazie per l’articolo, un riassunto interessante e pieno di spunti.
Piccolo appunto: � vero che le sirene nell’antichit� erano met� uccello (la forma con met� pesce risale al medioevo) ma le arpie, met� uccello pure loro, erano un’altra cosa.
Comunque � diventato veramente un gran piacere visitare KJ! Continuate cos�!
ciampax 10 Dicembre 2010 il 01:02
Dillo a Dante che Arpie e Sirene sono due cose diverse (e magari pure a Omero) 🙂
ilburchiello 10 Dicembre 2010 il 10:57
Dante non � un autore antico e mischia le cose come gli pare, ma se mi trovi dove Omero dice che arpie e sirene sono la stessa cosa sono prontissimo a fare ammenda.