Dopo una lunga assenza fa il suo ritorno C Per Cartoni, la rubrica che vi parla dell’altra metà del cielo dei prodotti di animazione. Dopo i primi due appuntamenti con Avatar cambiamo completamente genere, avventurandoci nel mondo delle serie comiche americane.
Il cartone animato di cui vi parlo oggi si chiama Brickleberry, e va in onda sulla rete americana Comedy Central (la stessa che trasmette South Park, per intenderci) dal 2012 (in Italia l’abbiamo vista ques’estate su Sky). Per ora sono uscite solamente due stagioni da tredici episodi ciascuna, ma Brickeberry è stata rinnovata per una terza serie.
La trama di Brickleberry è piuttosto semplice a dire la verità: seguiamo le avventure di uno strampalato gruppo di ranger che deve gestire un parco naturale di second’ordine, il Brickleberry Park appunto, e le situazioni grottesche e paradossali che ne derivano.
Tra i personaggi abbiamo sia i classici stereotipi (più o meno) di una serie comica come il protagonista idiota(Steve), la protagonista ‘perfettina’ (Ethel), e il capo ultra-conservatore (Woody)…affiancati da personaggi decisamente sopra le righe come Denzel (l’afroamaricano razzista ‘al contrario’), Connie (lesbica dotata di superforza) e Malloy (l’orso antropomorfo bastardo). Completano poi il cast una serie di personaggi ricorrenti come da tradizione di un cartone animato, tra i quali spiccano le versioni ‘cartoon’ di alcuni personaggi comici originariamente interpetati dai creatori della serie, Roger Black e Waco O’Guin.
Vado diretto al punto: la comicità della serie non è per palati fini. Anzi, tutto l’opposto: insieme a South Park ed a Drawn Toghether, è il cartone animato più volgare che mi sia capitato di guardare. Questo non vuol dire che Brickleberry non faccia ridere: personalmente mi sono sbellicato in ben più di un’occasione. Il problema di Brickleberry è che a parte le battute volgari non c’è altro.
Viene spontaneo il paragone con l’ALTRA serie animata comica ed irriverente di Comedy Central, e cioè South Park (di cui prima o poi dovrò parlerò): laddove quest’ultima presenti battute e situazioni a volte anche peggiori di quelle di Brickleberry, vi è sempre un sottofondo di critica sociale, di vera e propria satira che in quanto satira se la prende con tutto e con tutti. Cosa che nel cartone dei ranger è quasi del tutto assente. Se volessimo fare un paragone matematico, potremmo dire che Brickleberry sta a South Park come I Griffin stanno ai Simpson.
Se cercate quindi una serie senza impegno, ed avete un senso dell’umorismo abituato alle cose pesanti, vi consiglio Brickleberry senza dubbio: se cercate qualcosa di più delle mere battute, volgete altrove il vostro sguardo.