Gli Inguardabili è una rubrica difficile: settimana dopo settimana, sebbene abbia pronti svariati titoli di cui parlarvi, mi ritrovo a valutare sempre attentamente l’anime che voglio presentare per due motivi precisi: primo, se sono in grado di rendere l’articolo interessante; secondo, se riesco a scriverlo con l’accattivante stile che sto strutturando. Questa settimana, per altro, inizia il cosiddetto esperimento “en demand”, dove la mia trattazione riguarda una serie che mi è stata (s)consigliata da uno di voi, miei affezionati lettori (se aveste anche voi una serie che volete sconsigliare potete contattarmi tramite messaggio privato sul forum di Komixjam).
Inizialmente non volevo trattare Dokuro-chan: la serie è indubbiamente in possesso di tutte le caratteristiche necessarie per entrare con pieno diritto in questo spazio settimanale, la mia perplessità riguardava tuttavia come impostare la recensione. Conoscevo già la serie, ed era tra quelle che inizialmente non volevo trattare, ed ora che ho avuto modo di vederla quest’opinione è ulteriormente rinforzata: per essere sconsigliata dal sottoscritto una serie comunque deve potermi permettere una trattazione oggettiva, che possa anche permettere collegamenti con l’animazione giapponese in generale, poichè questo non è uno spazio dove posso settimana dopo settimana parlare sistematicamente e noiosamente di “contro e contro”. Così dopo essermi scervellato per un paio di giorni e una decina di caffè, si è accesa una lampadina (prontamente riposta in un cassetto) e ho intuito come Dokuro-chan avrebbe potuto entrare nel girone de Gli Inguardabili. Tuttavia, come già avrete potuto notare lo stile è meno canzonato di quanto è stato recentemente, poichè questa serie mi ha lasciato solo disgusto e poca voglia di scherzare.
Innanzitutto ringrazio il cielo del fatto che le due serie siano composte da episodi di dodici minuti trasmessi due per volta, e che siano in totale sei (quattro episodi la prima serie, due la seconda), perchè non avrei resistito oltre: questo anime mi ha portato a riscrivere la mia classifica dei peggiori di sempre (ma il primo posto non è ancora cambiato). Non è neppure colpa dello scarso budget che è stato stanziato per la produzione della serie dalla Media Works: lo staff ha indubbiamente scelto di risparmiare nella realizzazione degli interni e degli esterni focalizzandosi soprattutto sui personaggi che risultano quindi essere disegnati discretamente. La stilizzazione degli esterni e la povertà in particolari degli ambienti interni è una caratteristica che posso perdonare. Preso atto poi del fatto che si tratta di una serie comica, di stampo demenziale, è possibile anche chiudere un occhio sulla ben poca originalità della trama: Sakura Kusakabe, il protagonista di questo tumore animato, è il classico protagonista un pò stupido e un pò pervertito, segretamente innamorato della ragazza perfetta (Shizuki) la cui vita viene devastata quando angeli provenienti dal futuro iniziano a prenderlo di mira. Questi angeli, in teoria, dovrebbero ucciderlo perchè un giorno Sakura inventerà “qualcosa” che bloccherà la crescita di tutte le donne del pianeta all’eta di dodici anni rendendole addirittura immortali; tuttavia, Dokuro, invece di limitarsi ad eliminarlo decide di darsi da fare per recuperarlo e impedire che condanni il genere femminile a non crescere mai, in un modo molto semplice: uccidendolo e riportandolo in vita svariate volte a episodio, in modo che questi, non potendo diplomarsi tranquillamente non diventerà mai uno scienziato pazzo.
Gli episodi sono costituiti da una variabile quantità di gag in cui alla fine Dokuro finisce sempre per usare la mazza sacra Excalibolg per sventrare, decapitare, fare a pezzi in qualunque modo immaginabile il protagonista, riportandolo poi in vita con un formuletta irritante, scena che scimmiotta decisamente tutta una dignitosa lista di majokko. In Bokusatsu Tenshi Dokuro-chan (titolo completo, che vuol dire qualcosa tipo “angelo bastonatore Dokuro-chan“) esistono tre tipi principali di gag che si ripetono a ordine sparso:
- gag che mettono ulteriormente in ridicolo l’idiota protagonista, facendo leva soprattutto sulle sue perversioni (definito da tutti lolicon per quello che inventerà in futuro, tradotto con “pedofilo” nella versione che ho visto io; sebbene si tratti di perversioni apparentemente simili esse non sono direttamente sinonimi);
- gag a sfondo sessuale, che vanno dalle mutandine mostrate di sfuggita alle classiche scene di nudo nel bagno. Questi elementi di genere ecchi diventano, in poco, di stampo indubbiamente hentai;
- gag a sfondo violento, che sono il centro di questa trattazione e della critica che mi appresto a muovere alla serie.
La domanda che mi sono posto è la seguente: perchè la violenza, soprattutto quando gratuita, dovrebbe essere divertente? Il maltrattamento di protagonisti manga (soprattutto a scopo umoristico) è tale che ci sarebbe quasi da creare un’associazione per la protezione dei loro diritti, dopotutto guardando al passato e alle serie con cui sono cresciuto è un elemento che in qualche modo è sempre stato presente, e indubbiamente funzionale a un determinato tipo di scena. Partendo da serie come City Hunter, Ranma 1/2 per non andare troppo indietro, arrivando alle recenti Zero no Tsukaima e To Love-ru (sebbene a Rito non vada così male) è innegabile che gli appassionati di anime siano stati cresciuti e abituati a questo tipo di umorismo, eppure credo che in qualche modo tutti quanti, singolarmente, finiamo per definire un limite su quanti e quali maltrattamenti del protagonista siamo disposti a tollerare (ovvero la figura su cui siamo chiamati a identificarci maggiormente), che è tanto più ampio quanto più si è abituati a un certo tipo di prodotto. Lungi da noi pensare che questo sia un problema unicamente della comicità orientale: l’umorismo occidentale è pieno di violenza gratuita o meno nei confronti di personaggi, sia nel mondo dei fumetti che in quello della cinematografia. Come si individua questa linea, quindi, oltre a quelle limitazioni che possono essere dovute alle preferenze personali del singolo spettatore? Sarei quasi tentato ad affermare che dipenda dal buon gusto e dal senso civico, ma a tutti nel corso della vita può capitare di ridire per una scena di violenza (che sia in un prodotto a scopo umoristico o meno) e questo non è barbarie, bensì parte di ciò che chiamiamo “senso dell’umorismo”: far ridere è da sempre la cosa più difficile di tutte, e che allo stesso tempo si riduce a standardizzate forme fisse che chiamiamo per convenienza “tormentoni”. Ritengo che il senso dell’umorismo sia una competenza che debba essere sviluppata e esercitata, poichè essa non è invariabile per tutto l’arco della vita, eppure a volte si assiste a una sorta di pigrizia (da parte dello spettatore) che porta all’inevitabile produzione di opere di questo genere, la cui validità sotto tantissimi aspetti è decisamente opinabile. Ma ricordiamoci che ce ne vogliono per tutti i gusti, a noi non resta sperare (triste utopia) che gli spettatori siano perlomeno consci di cosa stiano guardano.
Bokusatsu Dokuro-chan mi ha fatto schifo. Non credo di riuscire a trovare altre parole per descrivere meglio questo anime, che mi permette comunque di sfruttare questa rubrica per uno dei motivi per cui è nata: sconsigliare la visione di alcune serie. Come sempre ricordo che queste sono mie posizioni personali, la fuori potrebbe esserci sicuramente qualcuno che osanna questa produzione e io non posso che essere veramente triste per costoro… cala il sipario anche quest’oggi, Gli Inguardabili torna mercoledì prossimo con qualcosa che, confrontato con quanto presentato oggi, potrebbe per certi versi apparire come un capolavoro di divina fattura.
zor(r)o 14 Febbraio 2013 il 17:39
“perch� la violenza, soprattutto quando gratuita, dovrebbe essere divertente?”
io mi considero un grande fan della comicit�. non della comicit� in generale per�! sono molto pi� legato alla satira, quella sporca e cattiva, che d� giudizi e offende i pregiudizi. quella che negli usa divenne famosa con lenny bruce, continu� con george carlin, richard pryor e poi con bill hicks e doug stanhope. per citare i pi� famosi..
la risposta alla tua domanda dipende, come hai gi� scritto, dai gusti personalissimi dello spettatore. la cos� detta ‘violenza gratuita’ io la ritrovo spessissimo in generi comici che non hanno nulla a che fare con la satira. sono pi� che altro ‘sfott�’ (seguendo la distinzione fatta da daniele luttazzi).
se il pubblico non si abitua a un certo tipo di comicit� non la pu� apprezzare. in un certo senso bisogna educarsi a certe forme d’arte pi� spigolose come la satira.
la cosa peggiore dello ‘sfott�’ � che risulta sempre essere reazionario. il dileggio e l’accanimento sul pi� debole pu� anche far ridere a volte, questo ne � un esempio:
http://img387.imageshack.us/img387/7103/annefrankdd2.jpg
se per� poi, in questo caso specifico, uno non si vergogna neanche un po’, due o tre domande se le dovrebbe fare..
la risata � istintiva, il giudizio successivo no, ed � quello che qualifica i nostri gusti sulla comicit�.
comunque penso di essere uscito un po’ fuori tema! � evidente dalla recensione che il crimine pi� grave di questa serie (che non ho visto e non guarder�) non � tanto l’essere reazionaria, quanto l’essere veramente brutta..
Regola 14 Febbraio 2013 il 17:51
Centrato in pieno, direi. Mi sono limitato a parlare di semplice comicit� perch� ampliare il discorso sarebbe stato poco opportuno. Sulla satira, inoltre, sarebbe da fare un discorso quasi a parte vista la sua funzione anche sociale di denuncia e informazione, che � “in pi�” al suo essere, insieme a tutte le altre forme, a scopo di diletto.