[Oggi sei tornata presto. Vuoi che ti prepari da mangiare? Ti preparo il bagno? Oppure…ti rendo infelice?!]
Essere perseguitati dalla sfortuna è un pensiero che sicuramente sarà balenato nella testa di molte persone in qualche periodo poco felice della propria vita, ma nel caso di Sakura Ichiko questa espressione assume una valenza del tutto letterale: la binbogami (dio della sfortuna) Momiji è venuta nel mondo degli uomini proprio per adempiere alla particolare missione di tormentare la ragazza e portare nella sua vita un po’ di sfortuna. Ora, prima che i più nobili di animo si aprano alla compassione per una dolce e indifesa donzella, occorre qualche ulteriore precisazione, perché Sakura è tutt’altro che una vittima: parliamo infatti di una persona dotata di un’energia della felicità smisurata, di gran lunga superiore a quella di un normale essere umano ed addirittura capace di attrarre a sé l’energia delle altre persone. Questo fa della ragazza la persona più fortunata del mondo ma allo stesso tempo un elemento di criticità nell’equilibrio tra felicità ed infelicità, un’armonia che i binbogami hanno il compito di mantenere.
Questo a grandi linee è l’intreccio di “Binbogami”, la nuova commedia comico-demenziale della scuderia Shueisha che J-Pop porterà nelle nostre fumetterie a partire da maggio e che noi abbiamo potuto sbirciare in anteprima. Parliamo di una serie che in Giappone sta riscuotendo un discreto successo e, giunta ormai al dodicesimo volume, vedrà questa estate anche la messa in onda della sua trasposizione animata ad opera dello studio Sunrise. Grande merito dunque a Yoshiaki Sukeno, un mangaka praticamente esordiente, che è riuscito a portare a buoni livelli un lavoro come “Binbuogami ga!” iniziato solo nel 2007 sulle pagine dell’allora neonato Jump SQ, risorto come l’araba fenice delle ceneri del Monthly Shonen Jump.
Struttura della trama. L’idea alla base di Binbogami è certamente intrigante: fortuna e sfortuna, felicità ed infelicità sono temi che esercitano un certo fascino, ed è apprezzabile la scelta dell’autore di non percorrere la solita strada dello “sfigato” di turno che subisce circostanze e personaggi al fine di creare situazioni comiche (Ataru Moroboshi in Lamù docet). Qui, invece di sconvolgere la normalità con l’assurdo, Sukeno ci propone una storia in cui si cerca di normalizzare ciò che nel quotidiano è già paradossale e assurdo: quando nelle prime pagine, e poi in seguito più volte nel primo volume, il professore non può nulla contro l’esuberanza dei ragazzi che ignorano completamente la lezione per dedicarsi a Sakura, ci si accorge che non c’è un protagonista che subisce l’elemento di disturbo ma è l’elemento di disturbo stesso che si fa protagonista. L’esagerazione arriva poi quando il deus ex machina, il personaggio che avrebbe il compito di risolvere la situazione ripristinando, o meglio ancora introducendo per la prima volta, un profilo di normalità è Momiji, colei che in realtà finisce solo per “incasinare il casino”, volendo citare Raj di The Big Bang Theory. Invidiosa del seno prosperoso di Sakura, la binbogami “povera di tette” armata di strani aggeggi irrompe nella vita della ragazza e dal loro incontro la storia fa un salto verso il surreale, perché è proprio quando le due interagiscono che il manga dà il meglio di sé. Da lì in poi la storia si dipana in maniera abbastanza semplice e lineare procedendo per episodi grossomodo autoconclusivi in cui Momiji tenta in vari modi di arginare il pericolo rappresentato dall’energia di Sakura. L’autore è però bravo nel riuscire a mantenere una certa freschezza nella storia, che così strutturata potrebbe tranquillamente cedere al ripetitivo (in fondo anche il più gustoso dei piatti mangiato ad ogni pasto ad un certo punto stufa). È per questo che Sukeno inserisce sin da subito nuovi personaggi, più o meno bizzarri, che riescono nell’intento di diversificare le gag e non esaurire gli spunti comici che ciascuno può offrire.
Tematiche. Si badi, comunque, che non abbiamo a che fare con un gag manga, ma con una commedia che, seppure nei suoi toni surreali, riesce comunque a lasciare qualcosa di più della semplice risata. Al di là degli elementi di possibile storia romantica presenti, preferirei soffermarmi sulle tematiche affrontate che, sebbene lasciate al livello di spunti, sono tutt’altro che banali. Il problema della felicità e in cosa consista effettivamente è una questione risalente nel tempo e, mi sia consentito il collegamento azzardato, lo stesso Socrate affrontò una questione non troppo dissimile da quella che permea questo primo volume e costituisce quel fil rouge che lega fra loro in vari episodi: è felicità avere tutto dalla vita, riuscire a soddisfare ogni proprio desiderio anche a discapito della felicità altrui? O la felicità è altro? Polo nel Gorgia sosteneva che l’uomo più felice fosse il dittatore, colui che poteva soddisfare ogni suo piacere ed ottenere qualsiasi cosa desiderasse, una figura molto simile se non del tutto identica a quella di Sakura, che tra l’altro come il dittatore deve la sua fortuna anche all’infelicità altrui. Naturalmente sia Socrate che Sukeno non sono d’accordo con questa idea. Mettendo da parte il filosofo greco che abbiamo già scomodato in maniera poco rispettosa, torniamo al manga dove emerge pian piano una verità diversa di cui la ragazza acquisirà gradualmente coscienza. Una fortuna vissuta da sola e sorretta dalle sofferenze altrui non è affatto una vera felicità: se non condivisa con persone a cui si è legati ciò che resta è solo solitudine e superficialità. Fortunatamente non è tutto così immediato e buonista, Sakura resta una “stronzetta” che mostra i primi sintomi di una maturazione che sta iniziando ma che deve ancora compiersi.
A tal proposito sottolineerei un’altra tematica che è quella etico-religiosa: nonostante intervenga una “divinità” qui non si parla di bene e male, di punizione o premio, come saremmo portati a pensare sulla scorta della nostra idea di dio. Non c’è giustizia da portare ma solo equilibrio da ristabilire, una ricerca dell’armonia che deve passare necessariamente attraverso la lotta e la conciliazione degli opposti. Sakura non subisce un contrappasso per quello che ha avuto fino ad ora, la binbogami più volte dice che non le importa della sua vita privata, e dunque delle sue azioni, ma solo della sua missione.
Riferimenti culturali: i kami. É un modo di intendere la divinità abbastanza diverso dal nostro e spesso poco conosciuto, eppure la cultura dei kami è caratteristica del Giappone al punto che viene chiamato anche “paese degli dei”. I kami sono le divinità shintoiste, una religione propria della terra nipponica che, in soldoni, non prevede una teologia e regole di comportamento, ma impone semplicemente l’adorazione dei kami, di quegli spiriti divini che permeano tutto l’universo. Non sono gli dei greci che su dall’Olimpo governavano il mondo, i kami sono entità che vivono nelle cose dell’universo, nelle manifestazioni concrete della natura e della vita come sole, luna, tempesta, morte (chi non conosce gli shinigami?) ma anche sfortuna e povertà, la cui divinità è appunto il binbogami. Nella tradizione shintoista la sua raffigurazione è però alquanto diversa da quella che propostaci da Sukeno: è un vecchio malconcio, magro, vestito di stracci e porta in mano un ventaglio. Può decidere di stabilirsi nella casa o addirittura nel corpo del malcapitato portando sfortuna e miseria nella sua vita; a quest’ultimo non resterà che affidarsi a Fukunokami, il kami della buona sorte o recarsi in uno dei templi dedicati al binbogami ed eseguire un particolare rituale: colpire per tre volte con una mazza la stata del dio, prenderlo a calci per altrettante volte ed infine lanciargli dei fagioli secchi.
Riferimenti culturali: manga e letteratura. I rimandi religiosi non sono gli unici, anzi, Binbogami è ricco di citazioni e riferimenti a personaggi e opere della letteratura e dei manga: lo scouter, il rilevatore utilizzato da Momiji è un chiaro richiamo a Dragon Ball, ma non mancano omaggi a Lupin, a Naruto, con Sakura nei panni di una kunoichi col coprifronte della foglia e soprattutto a Doraemon sia per gli “item”, gli aggeggi improbabili dagli strani poteri che la binbogami utilizza, sia per la sua scelta di accamparsi nell’armadio della ragazza.
Edizione. Sotto questo punto di vista è da apprezzare molto l’edizione J-Pop che ha colto tutte queste piccole citazioni e le ha opportunamente segnalate con numerose note. Ma è proprio l’intero volume ad avere una ricchezza di contenuti come ne ho trovati in pochi altri manga: oltre alle pagine a colori e le schede dei personaggi che sono piuttosto comuni, è presente il pilot, il capitolo che Sukeno realizzò per il premio Tezuka e poi pubblicato sul Monthly Shonen Jump; una storia a fumetti della vicenda editoriale di Binbogami e della (dis)avventure di Sukeno come mangaka; gag tagliate nei capitoli ma che l’autore ha deciso di inserire a fine volume perché divertenti, insomma una mole considerevole di contenuti speciali che impreziosisce un volumetto molto ben curato.
Conclusioni.Non ci resta che tirare le somme sulle impressioni che ho qui raccolto e cercare di dare un giudizio complessivo. Per tutti motivi sopra esposti, credo che ci troviamo di fronte a un titolo più che buono e veramente molto promettente, arrivando a livelli di eccellenza nel genere commedia. I disegni valorizzano ulteriormente la storia con un tratto morbido e fascinoso, estremamente adatto per conferire all’opera quella leggera sfumatura ecchi che non guasta mai, ma ciò che maggiormente mi spinge a consigliare questo manga è la pura demenzialità che lo permea. Un mondo variegato di personaggi bizzarri e strampalati che ricorda molto quello creato della Takahashi in Lamù e ancor di più in Ranma ½, ma con il pregio di far scorrere costantemente la narrazione con quella frenesia che la grande maestra riusciva a creare solo nei suoi momenti migliori.
A maggio quindi prendete i vostri 5,50 € andate in fumetteria e portatevi a casa un volumetto che, con brossura e la sovraccoperta tipiche delle ottime edizioni J-Pop, vi farà sicuramente divertire.
Tutte le immagini del manga presenti nell’articolo ci sono state concesse da J-Pop e sono copyright di: © 2006 by Yoshiaki Sukeno / SHUEISHA Inc.