Con l’articolo di oggi tratteremo due serie assieme. Non singolarmente, ma a confronto, vista la similitudine tra genere e target. Sto parlando di Akame ga Kill, iniziato la scorsa stagione e ora al 21° episodio, e di Shingeki no Bahamut, iniziato questo autunno.
Entrambe queste serie sono a target shonen, hanno un ambientazione fantasy e ci presentano la classica battaglia del bene contro il male. Ci sono però vistose differenze che mi permettono di porre una serie al di sopra dell’altra e di consigliarvela, a discapito della seconda.
Facciamo un quadro generale della situazione di entrambe, prima. Shingeki no Bahamut (SnB d’ora in poi) ci illustra una bestia dai poteri inimmaginabili, Bahamut, votata alla distruzione ma sigillata da poteri divini e demoniaci. Alcuni demoni sembrano volere il risveglio di questa bestia dalle forme draconiche, mentre gli dei si oppongono a tale prospettiva sapendo che il risultato distruttivo influenzerebbe non solo il mondo umano ma anche quello divino/demoniaco. Il protagonista si ritrova come compagna di viaggio metà della chiave che risveglierebbe Bahamut; la chiave non è infatti un oggetto fisico quanto un’entità incorporea, che ha preso possesso di questa ragazza per metà demone.
Da qui avventure seguiranno in cui i templari daranno la caccia alla ragazza per recuperare la chiave, e i demoni cercheranno di entrare in possesso della chiave per risvegliare Bahamut.
Tutto molto lineare, fino ad ora.
Akame ga Kill è tutta un’altra storia. In una terra fantasy piuttosto canonica, popolata da uomini e bestie pericolose, esiste un regno sotto il controllo di un primo ministro dedito ai peggiori vizi e alle peggiori violenze che controlla il giovanissimo regnante, influenzandone il modo di pensare. Corruzione, violenze e ingiustizie sono all’ordine del giorno nel regno. Tutte a discapito dei territori limitrofi, sfruttati per nutrire la capitale opulenta e mai sazia. Esiste un esercito rivoluzionario che si organizza nel silenzio per rovesciare il primo ministro e istituire un governo più giusto. Sono dei partigiani che cercano l’appoggio di tribù sottomesse dall’esercito imperiale e di nobili ancora fedeli al vecchio ordine del regno. Branca di questo esercito rivoluzionario sono i Night Raid, un gruppo di assassini professionisti che prende di mira i corrotti del regno in ordine di destabilizzarlo e permettere un’apertura ai partigiani per attaccare in forze la capitale. Il protagonista, Tatsumi, si troverà reclutato tra i Night Raid e combatterà al loro fianco.
L’impero da cui deriva il regno attuale creò 48 “Armi Imperiali”; armi impareggiabili costruite con una tecnologia sconosciuta, armi senzienti che “scelgono” il proprietario. E’ la bacchetta a scegliere il mago, signor Potter, non il contrario (cit.). Armi che spaziano dal tipo biologico, al mecha, al magico.
Nel creare queste armi è stata inserita la “direttiva” speciale nel caso due Armi Imperiali si scontrino tra loro. Da uno scontro tra Armi Imperiali non è possibile che entrambi i proprietari ne escano vivi (a meno della fuga). L’esito infatti porterà sempre e comunque alla morte di uno, se non di tutti e due, i combattenti.
Una clausola che aggiunge alla trama del “pepe”.
Detto questo, potrete immaginare quale delle due surclassi l’altra: Akame ga Kill. Una serie dall’inizio lento, ma con diversi elementi narrativi che prendono a pesci in faccia gli shonen moderni a cui siamo normalmente abituati.
I “cattivi” hanno un approfondimento psicologico pari a quello dei protagonisti “buoni” e hanno la stessa quantità, grosso modo, di screentime. I cattivi, se vogliamo, sono un’alter ego dei buoni; per ogni elemento del party dei Night Raid esiste una controparte nel gruppo degli Jaeger. Come a mostrare che a porre in contrasto questi due gruppi, sono le esperienze vissute e le scelte fatte lungo il loro percorso. A rendere Wave pro-Impero e Tatsumi ribelle, non sono degli ideali semplicistici che i due adottano come propri in maniera assolutistica. Anzi i due spesso si interrogano come la loro controparte possa aver scelto quello schieramento nonostante le crudeltà protratte dallo stesso e nonostante l’apparente buon cuore dell’avversario. Questo ovviamente non vale per tutti, se guardiamo al personaggio di Esdeath notiamo infatti come esistano persone votate alla violenza per puro intrattenimento.
Oltre a questo fattore, che riguarda la caratterizzazione dei personaggi, esistono anche altri fattori (di trama ad esempio) che portano questa serie su un altro livello. Uno su tutti il meccanismo delle Armi Imperiali che comporta inevitabilmente morti.
Sia l’impero che i ribelli sono in possesso di Armi Imperiali e lo scontro tra le fazioni, quando portato a questo livello ha esiti ben prevedibili. Le morti tra i Night Raid sono state cospicue; molti personaggi che avevamo iniziato a considerare protagonisti sono morti, non sempre portandosi nella tomba il nemico. Morti cruente, mai off-screen e seguite da tremenda vendetta. Sia che si trattasse di Night Raid che si trattasse di Jaeger.
Il confronto tra queste due serie è implacabile, come ho già detto. Da una parte abbiamo elementi di “classicismo shonen” dall’altra abbiamo l’idea dello “spacco tutto”. Una voglia di rompere gli schemi, sensata, che porta dei buoni frutti. Non tanto perché son frutti di questa volontà, a prescindere, quanto perché sono realizzati in modo tale che non li percepiamo come innaturali, fuori luogo o immotivati.
Akame riesce a portare un poco di innovazione nelle dinamiche shonen, senza dare troppo nell’occhio.
In definitiva, Akame ga Kill è una serie che vi consiglio altamente. Rimane una serie shonen, quindi con alcune delle limitazioni del genere, ma sufficientemente alternativa per riscuotere interesse e approvazione. SnB resta nei binari senza proporre niente di nuovo (fino ad ora), se non una coppia di protagonisti divertenti. C’è da ammettere che Shingeki no Bahamut ha una qualità grafica superiore, sotto certi aspetti, rispetto al buon Akame ga Kill; sarà perchè dura la metà degli episodi? In definitiva Shingeki no Bahamut non è bocciato, ma ci sono altri titoli che meritano più attenzione.
Come Akame ga Kill.
Ichigo_2 25 Novembre 2014 il 20:01
Peccato che l’anime di akame ga kill è diverso parecchio dal manga, soprattutto a livello temporale accadono cose che succedono molto dopo nell’anime o in maniera differente.
E l’episodio 21 siccome sono già arrivati al passo col manga hanno inventato completamente il finale.
Sta succedendo un po come con la prima serie di FMA e Helsing.
Axl 4 Dicembre 2014 il 23:41
senza offesa….ma parli di confronto e di confronti non ne fai…