Risale a lunedì scorso l’annuncio da parte della casa editrice Kodansha, tramite il sito ufficiale della sua rivista Weekly Young Magazine, della trasposizione animata di Ago Nashi Gen to Ore Monogatari. L’anime verrà realizzato per il servizio di streaming su cellulare di BeeTV.
Il manga in questione è un gag manga che racconta le paradossali e divertenti avventure di Gen, 32enne manager di una compagnia di spedizioni. Che cosa rende speciale questo personaggio? Non ha particolari interessi, tanto meno talenti o capacità degni di nota. Non è ricco, non ha uno status sociale elevato, non ha virtù particolari. La sua unica caratteristica distintiva sono i suoi folti peli. Il manga illustra i suoi disastrosi tentativi di avere successo nella vita, che puntualmente si risolvono in un nulla di fatto.
Il manga è apparso sulle pagine del Weekly Young Magazine dal 1999 al 2009 e ne sono stati pubblicati 32 tankobon. L’autore di questo manga è Akira Hiramoto, conosciuto per il più famoso seinen Me and the Devil Blues (Ore to Akuma no Blues ); pubblicato da Kodansha sulla rivista Afternoon e in 4 volumi tra il 2005 e il 2006, racconta la misteriosa e affascinante storia della leggenda del blues Robert Johnson e del suo patto con il diavolo.
Le prime due puntate dell’anime tratto da Ago Nashi Gen to Ore Monogatari verranno mandate in onda il 20 dicembre su BeeTV, mentre le altre puntate verranno trasmesse ogni mercoledì. In totale ci saranno 24 episodi fruibili ovviamente attraverso il servizio di streaming per il cellulare.
Questa iniziativa non è che uno dei tanti esempi di quelli che possono essere al giorno d’oggi i più svariati metodi e strumenti di diffusione delle opere animate. Attraverso una rete sempre più fitta di interconnessioni tra diversi tipi di supporto e tecnologie, la fruizione degli anime non è più limitata alla tradizionale trasmissione televisiva o al VHS. Il moltiplicarsi delle possibilità di diffusione permettono anche un aumento delle produzioni e danno al pubblico una varietà di scelta ben più ampia.
Ma con quali conseguenze?
Questa è una riflessione che mi è venuta in mente martedì scorso dopo aver visto Cenerentola in televisione. Le produzioni classiche sembrano conservare invariate nel tempo quella magia che ha incantato generazioni di spettatori. Quello che mi sono chiesta è se questo sia dovuto a un legame emotivo con un’opera che si ricollega alla nostra infanzia o se effettivamente le produzioni del passato fossero caratterizzate da una qualità superiore.
Quando le produzioni erano meno numerose così come le case di produzione, riuscivano forse a concentrare maggiormente le capacità artistiche e tecniche presenti sul mercato, realizzando prodotti migliori? Al giorno d’oggi, l’aumento delle produzioni e degli strumenti, come anche dei soggetti interessati all’industria dell’animazione, hanno forse determinato un appiattimento e una riduzione della qualità delle opere prodotte? O al contrario hanno permesso una maggiore “democratizzazione” delle produzioni che riescono a toccare fasce di pubblico e opere che altrimenti non avrebbero mai visto la luce?
Cosa ne pensate? A voi la parola!
[Fonte | animenewsnetwork ]