Long Wei – Recensione

di Rorschach 11

Un saluto a tutti i lettori di Komixjam! Quest’oggi torniamo a parlare di fumetto italiano, e per la precisione di una delle novità del fumetto italiano: Long Wei.
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Se ne parla, nei circuiti del settore, già da un pò di tempo, nonostante il fumetto sia uscito solo poco fa(il 31 maggio, per essere precisi). Questo perchè Long Wei, della casa editrice Editoriale Aurea, ha avuto una campagna pubblicitaria massiccia tra anticipazioni, albi in tiratura limitata, e video promozionali.

Parlando in termini puramente tecnici, il fumetto è quello che viene definito un bonellide: ha cioè formato e struttura di un albo della Bonelli(forma, bianco e nero, numero di pagine, struttura della tavola ecc.) pur non essendo edito dalla case editrice di via Buonarroti.
Ai testi troviamo Diego Cajelli, ai disegni Luca Genovese. Come da migliore tradizione del fumetto italiano, non saranno i soli che si cimenteranno col personaggio: sono già stati annunciati altri sceneggiatori e disegnatori che si metteranno all’opera. A firmare le copertine, invece, è Lorenzo ‘LRNZ’ Ceccotti.

Ora, c’è un motivo dietro questa campagna promozionale. E sta nel fatto che Long Wei è un progetto ambizioso, perchè ora come ora i bonellidi sono in crisi. Roberto Recchioni(Executive producer del progetto, tra l’altro), ne ha dato una spiegazione piuttosto articolata sul suo blog. Ed alla Aurea va riconosciuto il coraggio, per lanciarsi in una sfida tanto complicata.
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Ma la domanda sorge spontanea: al di là di come se ne è parlato, e delle circostanze di mercato, Long Wei com’è? Perchè è questo in definitiva quello che deve essere un fumetto. Vi confesso che non è facile rispondere a questa domanda, per lo meno non con un solo numero uscito…ma ci proverò comunque, dandovi quella che ovviamente è la mia opinione personale.

E’ abbastanza chiaro: Long Wei pesca a piene mani dal cinema di Hong Kong degli anni ’70. Per chi di voi non lo conosce è il cinema di arti marziali nudo e crudo, quello che ha reso famosi attori come Bruce Lee e Jackie Chan (che, a dirla tutta, è diventato famoso parodiando quel genere di cinema). Erano pellicole con pochissime pretese, una storia che bene o male (a prescindere dall’ambientazione) andava a parare sempre dalla stessa parte: l’eroe che si ergeva contro le ingiustizie, risolvendo il tutto a colpi di arti marziali. In una parola:meravigliosi. Il sottoscritto è infatti un fan sfegatato di questo genere di film, e li ha visti svariate volte. Sia quelli degli anni ’70, sia i tentativi di ripresa degli anni successivi (quando il cinema cinese è andato deragliando verso il binario della qualità, della fotografia e di altre cose amene di cui è meglio non parlare), come alcuni film di Donnie Yen, i primi di Jet Li e anche se un pò a latere, Tony Jaa (e la sua abilità nel danno articolare)…ok la chiudo qua, sennò di articoli ce ne riempio dieci.

Il design del protagonista ed i suoi vestiti ricordano molto quelli di Bruce Lee
Il design del protagonista ed i suoi vestiti ricordano molto quelli di Bruce Lee

Prima di perdermi nel mio essere nostalgico, dicevo che Long Wei prende dal cinema di questo tipo. E lo fa con la tipica ricercatezza del fumetto italiano: da ex praticante dilettante di kung fu e karate(cintura arancione in entrambe le discipline), posso dire che le scene di arti marziali sono rese perfettamente, e si vede che c’è stato un lungo e meticoloso lavoro di ricerca dietro.
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Leggendo il primo numero di Long Wei ho avuto l’impressione di stare guardando appunto un vecchio film di Bruce Lee, dato che i topos comuni ci sono tutti: dal giovane esperto di arti marziali, ai criminali della comunità cinese che gestiscono una bisca clandestina, ai metodi mafiosi un pò ingenui (sennò come fa il protagonista a prenderli a calci?). Anche l’incipit della storia, con questo Long Wei(attore fallito del cinema cinese) che si reca a Milano per aiutare i parenti in difficoltà, è preso dal film di Lee “L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente”.
E le citazioni non si fermano qui. Dai film cinesi cappa e spada(che detesto dal profondo del cuore), omaggiati nel prologo; ad alcune scene di film famosi di Jackie Chan ed “Once Upon a time in China”(con Jet Li). Addirittura l’elementale degli anni ’80 che è in me ha riconosciuto la strizzata d’occhio al meraviglioso “Grosso Guaio a Chinatown” (se non conoscete il film, Crom è pronto a deridervi e a cacciarvi dal Valhalla)
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Intendiamoci, non trovo queste cose un male. Anzi, sono rese davvero bene, anche e sopratutto dal punto di vista grafico(non sono un esperto, ma i disegni sono belli, e c’è qualche gioco carino con le onomatopee). Ma il problema è che il cinema cinese di arti marziali è qualcosa di piuttosto semplice. Vederne uno è bello, ma vederne dodici di fila no. Perchè la cose da dire alla fine sono quelle. E se ci si impronta un’intera serie a fumetti, il rischio di sfornare un prodotto che se va bene piace agli appassionati, ma è monotono è alto. Per carità, Long Wei potrebbe stupirmi, ma per ora mi sono trovato davanti ad un meraviglioso numero uno, che mi ha fatto assaporare le stesse sensazioni che provavo guardando i film di arti marziali. Ma che non mi ha messo nessuna voglia di leggere un seguito.

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In ogni caso, prenderò il numero due, non fosse altro per vedere se queste mie impressioni sono giuste o meno. E di sicuro, vi farò leggere ancora una volta, se vorrete, la mia opinione.

Commenti (11)

  1. Buongiorno,
    per quanto possa essere buono il fumetto in questi primi numeri, per rimarr� sullo scaffale!
    Non me ne vogliano gli amici Bonelliani, ma, se il fumetto mi piace, il solo pensiero che l’autore e il disegnatore possano cambiare, me ne fa stare ampiamente lontano!

    1. Posso chiederti di argomentare la tua opinione?

      1. Come ho gi� scritto, non mi va di leggere fumetti che cambiano autore e disegnatore…

      2. Mi chiedevo se c’era un motivo particolare dietro questa (pi� che legittima) scelta.

        Dopotutto la diversit� di punti di vista (di scrittura e di disegno) su un personaggio � sempre stata un punto di forza del fumetto italiano.

  2. Io ho letto numero zero e numero uno…
    devo dire che non sono d’accordo con te, nel senso che secondo me hanno ben previsto una trama di sviluppo del personaggio e da come si � chiuso il numero uno avremo si delle mini storie di rivincita dell’eroe, ma se notate bene c’� anche una storia in evoluzione con il capo mafia principale, e la scalata non � nemmeno cominciata.

    1. Quello � un altro clich� tipico del cinema cinese, i capi che prima mandano servitori che tirano di arti marziali e poi si rivelano ottimi praticanti anch’essi (e nel caso del boss di LW mi sembra scontato)…ripeto, � un ottima idea, ma credo che con dodici numeri venga troppo ‘stirata’, forse sarebbe stato meglio dedicargli un monografico(proprio come un film)

  3. Domanda a Rorschach: sai se si pu� ancora trovare da qualche parte il numero zero e qual � il formato (dimensioni, pagine)?

  4. per CorNix, sono stato proprio l’altro giorno e le ho prese li le copie, numero zero e numero uno:
    http://www.alastor.biz/
    via alessandro volta 15 – milano

    1. Grazie per la risposta Fantasiediale ^_^

      1. Grazie anche per aver coperto il mio ritardo…. T-T

  5. ? ^_^ = prego ^_^

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