Un saluto a tutti i lettori di Komixjam! Sappiate che oggi voglio parlarvi di un nuova serie a fumetti su un personaggio che è abbastanza vecchiotto. Pensate, ha 81 anni (la sua prima apparizione è del 1932) e non li sente minimamente.
Il personaggio, per la sua natura, si è sempre prestato a svariate interpretazioni: dai racconti ‘apocrifi’ ad opera di altri scrittori al titanico film datato 1981 che lanciò un giovane Arnold Schwarzenegger,
Ed ovviamente i fumetti. La Marvel acquistò infatti i diritti del personaggio nel 1970 pubblicandone una serie regolare fino al 1993. Su questa serie lavorarono fumettisti del calibro di Roy Thomas (che ne scrisse praticamente tutti i testi), Barry Windsor-Smith(famoso per il monografico Wolverine:Weapon X) e John Buscema.
Il personaggio ebbe un enorme successo, ed abbiamo potuto leggere diverse storie che lo vedevano come protagonista, dagli adattamenti dei racconti di Howard, alle storie inedite, fino a cose al limite dell’inverosimile:
Dopo la chiusura della testata Conan The Barbarian la Marvel ha pubblicato qualche speciale sul nerboruto cimmero, alcuni dei quali illustrati da nientemeno che Claudio Castellini, fino al 2000.
Nel 2003 la Dark Horse ha acquistato i diritti di Conan dalla Marvel, e ne ha lanciato una sua serie che vedeva, all’inizio, Kurt Busiek ai testi e Cary Nord ai disegni.
In America a febbraio 2012 la Dark Horse ha lanciato una nuova serie sul nerboruto cimmero, con Brian Wood(testi) e Becky Cloonan(disegni). In Italia la Panini l’ha pubblicata da febbraio 2013, optando per un albo spillato a cadenza bimestrale (al posto dei ‘volumoni’ su cui erano state stampate le storie precedenti).
E il fumetto che vi recensisco oggi è il primo numero di questa nuova serie.
Una precisazione è doverosa: probabilmente sono la persona più sbagliata per parlarvi di questo nuovo ciclo di storie su Conan. Perchè (ed immagino che lo abbiate capito) adoro questo personaggio. In modo quasi viscerale. Al punto di ricordarsi a memoria le frasi dei libri e le battute del film, ed imprecare ‘Per Crom!’ quando non si trova il parcheggio. Ragion per cui le mie possibili reazioni davanti ad un prodotto del genere sono in totale contrapposizione: o amore incondizionato o odio sfegatato.
Non giriamoci attorno (solo gli uomini civilizzati si perdono in chiacchiere, per Crom!): per quanto abbia letto solo il primo capitolo, questo nuovo Conan non mi ha convinto. E si che le premesse erano ottime: la storia è un adattamento a fumetti del racconto ‘La Regina della Costa Nera’(maggio 1934, la storia in cui Conan si innamora della piratessa Belit), mentre la caratterizzazione grafica di Conan era molto particolare.
Nonostante questi buoni presupposti e l’amore per il personaggio, ho trovato il fumetto abbastanza debole, quasi insipido se mi si passa la metafora culinaria; anche le scene d’azione che ci sono nel secondo capitolo mi hanno lasciato poco. L’enorme difetto che ho riscontrato non sta tanto nella storia nei disegni, quanto nello storytelling e sopratutto nella resa del personaggio principale.
E non è un ragionamento da purista, o una critica sulla visione del personaggio (giovane ed inesperto, e quasi cool nei dialoghi e negli atteggiamenti) che ci danno i due autori. Dopotutto, di Conan abbiamo visto svariate caratterizzazioni: dal ‘lupo grigio in mezzo a ratti di fogna’(cit.) dei racconti, al gigante titanico e monoespressivo di Schwarzenegger, fino alla versione quasi logorroica dei primi fumetti. Ma quale che fosse la caratterizzazione data c’era un minimo comune denominatore: Conan è ed è sempre stato un personaggio vitale. Vulcanico, trascinante, con talmente tanta grinta che sembrava quasi di vederlo uscire dalle pagine del libro(o del fumetto, ci siamo capiti), come se il mezzo stesso tramite il quale ne conoscevamo le storie faticasse a contenere l’indomito cimmero.
Ecco, questa verve del personaggio è a mio avviso quasi completamente assente nel fumetto di Wood & Cloonan, almeno nei primi due capitoli. Non vi è che una lieve traccia di quello sguardo vivido, quasi animale, che è sempre stato un sinonimo del personaggio. Se Conan è sempre stato una macchia di colore su uno sfondo grigio, qui non lo si riesce a distinguere dal suddetto sfondo, per quanto questo sia reso davvero bene.
Forse il mio giudizio è un tantino eccessivo e forse i due autori miglioreranno nei prossimi numeri(e di sicuro, questa non è la prima storia brutta di Conan che mi capita di leggere); di sicuro gli darò un altra possibilità, non fosse altro per amore del personaggio. Staremo a vedere, non c’è altro da fare se non sperare in Crom.