Solitamente, quando un primo ministro si dimette c’è molta confusione nel governo. Abbiamo avuto esempi di dimissioni e di rimpasti allucinanti e mesi di instabilità politica. In Giappone, patria dell’efficienza, tutto questo non si è visto. Dopo aver annunciato le proprie dimissioni alcuni mesi fa, il capo del governo Naoto Kan, ha continuato a governare fino a che non venissero approvate alcune leggi utili alla ricostruzione di un Giappone più ecologico e più legato al bene della popolazione. Oggi le leggi sono state approvate e il primo ministro ha deciso di dimettersi.
Naoto Kan è stato accusato di non aver affrontato alla perfezione la situazione terremoto e tsunami, e soprattutto Fukushima. In questi mesi, il governo non ha saputo rispondere a domande precise. È stato vago su aspetti fondamentali per la salute degli abitanti, ha intrapreso azioni scellerate per chi vive nei pressi della centrale di Fukushima come l’alzare il livello di radiazioni massimo a cui si può essere sottoposti e facendo tornare le persone nelle case vicino alla centrale, dove invece le radiazioni sono tutt’ora presenti.
Forse il povero Naoto Kan aveva alle spalle un partito che già mostrava i primi segni di cedimento, forse le sue decisioni lo hanno portato a questa scelta o forse è stato semplicemente sfortunato ad arrivare al governo e a subire una catastrofe simile. Nell’ambiente gli veniva riconosciuta la sua grande intelligenza e veniva visto come un ambientalista convinto, ma, mentre quest’ultima sua caratteristica lo ha fatto ben volere dall’opinione pubblica, dall’altra parte lo ha reso un bersaglio per i politici suoi colleghi.
Una volta che il suo consenso è sceso sotto il 20%, la decisione ormai era obbligatoria: dimissioni.
Già da lunedì prossimo si potrà conoscere il nome del nuovo primo ministro. I candidati al momento sono quattro, ma il favorito pare essere l’ex-ministro degli esteri, Seji Maehara. Ma in queste ore il nome dell’attuale ministro delle finanze, Yoshihiko Noda, sembra essere molto apprezzato. Il Giappone cambierà per la sesta volta in 5 anni il primo ministro, un record.
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[fonte – Giapponizzati]