Naruto, One Piece, Bleach: lingua e linguaggio (2)

di Ciampax 8

Dopo un breve periodo di assenza (scusatemi ma gli impegni lavorativi mi stanno massacrando) torniamo a parlare a 360 gradi (o 2 pi greco radianti, se preferite!) dei tre manga più letti/venduti/amati/odiati della storia e del momento. Un po’ di tempo fa avevo fatto un breve excursus sul linguaggio usato in queste tre opere, soffermandomi semplicemente sulla scelta del “registro stilistico” che i tre mangaka adottano per scrivere i dialoghi. Oggi, invece, vorrei soffermare l’attenzione su un qualcosa che, secondo me, risulta fondamentale al fine di comprendere alcune “scelte” fraseologiche presenti all’interno di questi tre manga: i nomi delle tecniche.

Molto spesso, in opere di questa portata, è necessario rendere evidente la differenza tra gli attacchi portati dai “buoni” e quelli gestiti dai “cattivi”: se ci pensate un po’, questa è una “tecnica narrativa” antecedente ai manga o ai fumetti in generale, già presente nei romanzi epici dove, spesso, gli oggetti, i toponimi, i nomi stessi degli eroi risultano melodiosi e musicali e ben “adattati” all’ambiente narrativo che viene creato, mentre per i “nemici” vengono scelte, spesso, terminologie stridenti, suoni cupi e sordi, spesso termini quasi impronunciabili (pensate alla differenza tra il linguaggio degli elfi e quello delle terre di Mordor nel Signore degli Anelli, o ai nomi scelti da H.P.Lovecraft per i suoi “Antichi”!). Naruto, One Piece e Bleach non si esimono dal seguire questo stile, sebbene in modi molto differenti tra loro e, a volte, talmente studiati da far “presagire” una importanza non solo da un punto di vista puramente stilistico ma anche, e soprattutto, da un punto di vista prettamente narrativo. Inizierò questa discussione parlando di Bleach, in cui questa differenza, fino ad ora, è stata fondamentale anche per distinguere le due “fazioni” che si contendono l’amministrazione (se così possiamo dire) dei regni ultraterreni e per sottolineare, a mio parere, un contrasto che, se già non è evidente nella resa grafica, lo diventa totale anche in quella linguistica.

Come dicevo (e come tutti dovreste sapere) Kubo ha sapientemente differenziato gli Shinigami dagli Hollow non solo per via grafica e per differenti “qualità” dei personaggi: a rendere ancora più netta questa suddivisione (e se seguite l’anime, dovreste riuscire anche a percepirlo in alcune “parlate”) sta la scelta di dare a Shinigami e umani un linguaggio prettamente giapponese, al più con la differenziazione, come già osservato la volta scorsa, di cadenze e accenti tipici di certe regioni del Paese del Sol Levante, mentre per gli Hollow viene usata la lingua “spagnola” (con delle piccole “deformazioni stilistiche”) per rendere netta la differenza tra i due “popoli”, quasi che la “lontananza linguistica” possa farci presagire anche una “incommensurabile distanza geografica” tra i due mondi. Non solo i nomi dei personaggi appartenenti alle due fazioni risultano prettamente pensati in queste due lingue: anche le evocazioni del massimo livello delle Zanpakuto (il “bankai” degli Shinigami e la “resurrecion” degli Espada) nonché i nomi dei vari attacchi (le tecniche del “kidou” per gli dei della morte e i “cero” degli Hollow) rientrano in questa categoria, così come i toponimi geografici o certi “termini di riferimento” per oggetti e esseri viventi.

Lo sprigionamento finale delle Zanpakuto degli Shinigami è sempre preceduto da una breve “richiesta” fatta all’indirizzo della spada: la terminologia che viene usata suona molto simile ad una preghiera, con l’uso dei verbi alla forma impersonale e imperativa e, spesso, oltre al nome della Zanpakuto originale, vengono usati aggettivi o apposizioni che rendono più “forte” la stessa (un esempio per tutti il bankai di “Senbonzakura”, spada di Byakuya Kuchiki, che viene ribattezzata in “Senbonzakura Kageyoshi”). La scelta di nomi che, spesso, vengono racchiusi in non più di 4 kanji, il suono “poetico” che le zanpakuto e gli attacchi ad essi legati hanno, la stessa “procedura” di rilascio, che pare quasi una recita di un piccolo “haiku” (poesia giapponese da 3 versi di 5, 7 e 5 sillabe) adattato quasi come una sorta di incantesimo di evocazione (e altro non è, considerato che serve a richiamare la vera forza ed essenza dalla spada), ricordano le “canzoni” della letteratura che i prodi cavalieri intonavano prima di sfoderare la loro spada (anch’essa dotata di nome) ed affrontare il nemico (chi di voi non ha mai visto una sorta di paragone tra Zangetsu e Durlindana della “Chanson de Roland”?).

Proprio seguendo questo paragone, ho trovato geniale, sin dalla prima volta, la scelta che fa Kubo di dare agli Hollow un linguaggio “ispanico”: ispanici sono gli uomini che Rolando al seguito di Carlo Magno deve proteggere, e saraceni (e tra loro anche ispanici) coloro che tendono l’agguato all’eroe a Roncisvalle e lo uccidono. Arrancar, Adjucas, Espada, e chi più ne ha più ne metta, presentano non solo una “lingua” spagnola, ma anche dei modi di fare iberici: mentre gli shinigami sono bene inquadrati come una società feudale medioevale giapponese, con caste di samurai e signori, nello Hueco Mundo si respira l’aria della vita del “deserto” spagnolo, quello in cui si muovevano personaggi come Don Chisciotte o i “deperados”, banditi di infima fama, in una sorta di “far west” tutto europeo. I nomi dei membri delle varie “cerchie” di individui, dagli Espada alle Fraccion, fino ai decerebrati Menos Grande; le tecniche di attacco e i nomi delle resurrecion; lo stesso abbigliamento e caratterizzazione dei personaggi fa pensare ad un mondo medievalizzante in cui, cacciato l’usurpatore saraceno, la Spagna cominciava a riprendersi pian piano e cercava di organizzarsi facendo fronte alle mille dificoltà che la sua terra aveva incontrato. D’altra parte, il senso di “miseria” e “povertà” che si percepisce porta a pensare ad un periodo molto più recente, quello che ha visto la Spagna tra le due Guerre Mondiali, trasformata in una terra “di frontiera” dove vigeva la legge del più forte, forse con richiami alle vicende messicane e della frontiera americana appunto.

Anche i nomi delle tecniche di sprigionamento sono molto diversi da quelli degli shinigami: qui la musicalità è dettata dal suono cadenzato e a volte sincopato della lingua spagnola, che ad un giapponese suona alla stregua del linguaggio di Mordor di cui accennavo all’inizio, e più che una “richiesta”, pare che gli Espada si “ordinino” di ritornare ad essere degli esseri a metà tra una creatura antropomorfa e un demone: i verbi usati hanno quasi sempre un significato violento e definitivo, quasi di condanna, a differenza di quelli usati dagli shinigami che hanno un senso di “durezza legata al far rispettare la legge e a portare il bene” (anche se ci sarebbe da discutere su certe “scelte” lessicali). Gli Espada più che dialogare con la propria zanpakuto paiono imporle di assumere una forma “innaturale”, contro la propria volontà, facendole violenza così come loro stessi si sono dovuti “mutilare”, strappandosi via la maschera, per poter divenire gli esseri “perfetti” che sono.

Un ultima osservazione va agli attuali sviluppi del manga: il nuovo potere porta il nome di “fullbring” in (una tipica deformazione giapponese della lingua) inglese. Siamo abituati a leggere termini anglosassoni in ogni nuovo capitolo di Bleach, a causa dei titoli dei capitoli, tuttavia se vogliamo fare un ragionamento induttivo, verrebbe da pensare che la nuova “razza” di questo manga sarà caratterizzata dalla lingua inglese. Mi chiedo se questo non possa essere un segnale per indicarci eventuali sviluppi futuri: dal momento che sappiamo che, in un certo qual modo, il “regno che si trova oltre la Soul Society”, così come l’Inferno, appartengono a realtà dimensionali differenti, sarebbe possibile che chi vi dimora usi, per le proprie tecniche, una lingua ulteriore? Non ci starebbe male il greco per l’Inferno e l’Italiano (chiedo troppo?) per il Reame del Re della Soul Society, non vi pare? Inoltre, una cosa fondamentale (e che credo tutti si chiedano ancora) sta nel capire a chi siano più affini i poteri di Chad e Inohue: sappiamo che quelli di Chad, dai nomi spagnoleggianti, potrebbero essere di natura Hollow, ma potrebbe anche darsi che in futuro non si scopra qualche altro “gruppo” che usi tale lingua per nominare i propri attacchi. Per Orihime, invece, le cose sono più complicate: da una parte i nomi delle sue tecniche risultano simili agli incantesimi per il kidou, tuttavia sono molto meno “poetici” e molto più diretti, quasi simili all’ordine di sprigionare il vero potere di una resurrecion. Che ci sia sangue di Hollow in entrambi (e a sto punto, magari pure in Ishida?) i compagni del già mezzo Hollow Ichigo Kurosaki? Staremo a vedere.

La settimana prossima parleremo della scelta del linguaggio nelle tecniche di Naruto! Vi aspetto.

Commenti (8)

  1. Aggiungici pure il tedesco per i Quincy e siamo a posto.

    1. Cavolo, me lo ero proprio dimenticato! Mille grazie!
      Effettivamente il tedesco dei Quincy conferma ancora di pi� l’idea di voler differenziare le differenti razze e poteri presenti in questo manga. Considerando questa “propensione per le lingue europee”, non mi sembrerebbe strano vedere, oltre all’inglese che a quanto pare gi� si � palesato, anche lingue come il greco, il francese o l’italiano!

  2. Complimenti, ottimo articolo!
    Ho molto gradito la padronanza di linguaggio, l’esposizione ed ovviamente il contenuto! voto 10! Continua cos�!

    1. Molte grazie, si fa quel che si pu�! :cheerful:

  3. � sempre un piacere leggere i tuoi articoli, grazie a te sono riuscita a capire molte pi� cose e di conseguenza ad apprezzare di pi� il manga

    1. Mi lusinghi non poco! Mi fa piacere che queste mie riflessioni aprano la strada a dibattiti e discussioni per cercare di comprendere, meglio, ci� che potrebbe nascondersi dietro un semplice fumetto. :cheerful:

  4. Un altra caratteristica occidentale dei Fullbring sta nelle loro spade. Le spade FullBring sono molto occidentali,
    in netta contrapposizione alle katane degli shinigami.

  5. penso che quello di Orihime sia un fullbring, nn mi sembra un potere fullbring come possono essere appunto quello di Ginjou, un po diverso ovviamente perch� Tite ancora non aveva in mente l’idea del fullbring a suo tempo ma da notare che ormai i “follettini” in cui si trasformavano non li fa piu vedere, come a volerli ignorare
    Chad invece credo ancora non abbia sviluppato al 100%, secondo me avr� un qualcosa che lo copre maggiormente. A parte il fatto di usare nomi spagnoli (ma dipende da suo retaggio) non mi sembrano poteri da Hollow

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