Una delle cose che mi hanno da sempre affascinato di Dylan Dog è il fatto di interpretare il “mostro” nel senso reale del termine. Cito dal Devoto-Oli, vocabolario della lingua italiana:
mostro <mó-stro> (arc. monstro) s.m. 1. Creatura mitica risultante da una contaminazione innaturale di elementi diversi, e tale da suscitare l’orrore e lo stupore. fig. Criminale efferato o essere di una bruttezza repellente – Fatto o fenomeno clamorosamente assurdo o contraddittorio. – In Biologia, individuo animale o vegetale che presenta gravi anomalie, a volte incompatibili con la vita. 2. lett. Prodigio, portento; com., non senza una venatura scherzosa, di persona superdotata; di persona il cui prestigio nel proprio campo di attività è assoluto e indiscutibile, universalmente riconosciuto. [Lat. monstrum ‘segno divino, prodigio’, dal tema di monere ‘avvisare, ammonire’].
Sin dalle prime avventure, Dylan Dog si trova a dover affrontare mostri di ogni specie: da quelli classici come lupi mannari, vampiri e fantasmi, a quelli meno classici e, spesso, creati apposta per il personaggio. Il monstrum per eccellenza resta proprio il protagonista dell’ottavo albo delle vicende del nostro Indagatore, “Il ritorno del mostro”, dove Dylan deve vedersela con un individuo minorato ma dotato di forza enorme… salvo scoprire, alla fine, che il vero mostro non è lui, ma la ricca e piacente donna che lo ha assunto.
Questa tematica, del mostro che in realtà non è altro se non l’uomo, è presente dappertutto nelle storie del nostro eroe: sebbene siano presenti spesso e volentieri mostri fantastici (i lupi mannari del terzo volume, i vampiri del tredicesimo, il mostro Mana Cerace, una sorta di deformazione di Freddy Krueger che si annida nel buio di ogni singola ombra), spesso e volentieri dietro tali figure si nascondono esseri umani ben più mostruosi (come accade sin dalle prime due storie di Dylan di cui abbiamo già parlato): questo perché, come spesso afferma anche lo stesso ispettore Bloch, “viviamo in un mondo di mezzi matti dove, di tanto in tanto, esce fuori un matto intero!”, sottolineando, in modo ironico, il fatto che l’origine del male va ricercata nel nostro cuore e non al di fuori.
Le storie di Dylan Dog sono pervase da mostri di varia natura: da quelli letterari, agli assassini, ai pazzi sanguinari, alla gente scorbutica, all’impiegato menefreghista, a chi sfrutta il proprio potere per avvantaggiarsi sugli altri, ai criminali nazisti, fino al bambino dispettoso che gode a fare del male agli insetti. La natura della mostruosità viene mostrata solo in senso allegorico attraverso personaggi come Mana Cerace o la Morte stessa: ciò che risulta più mostruoso e raccapricciante sono, spesso, i protagonisti umani pronti a tutto pur di raggiungere il proprio scopo, votati al male in un modo che risulta estraneo a creature come Dracula o il Diavolo stesso, quasi che per i mostri della finzione il male sia semplicemente la loro forma, mentre per gli uomini sia una scelta di vita precisa e consapevole al pari della scelta che si può fare da un menù durante una cena al ristorante.
Mostruoso non è ciò che appare o ciò che ci spaventa: mostruoso è l’uscire fuori dagli schemi ordinari e dalla logica morale in forma aberrante e senza senso. In uno degli ultimi speciali, Dylan si ritrova coinvolto suo malgrado in un reality show, e qui l’assurdità del mezzo televisivo (salvo poi scoprire che c’è ben altro dietro) risulta essere la mostruosità contro la quale il nostro eroe deve schierarsi. Ancora una volta il mostro non è finzione, ma è la realtà dell’uomo che, pur di pervenire ad un obiettivo, spinge se stesso e gli altri attraverso cammini che portano a perdersi. E la cosa più mostruosa di tutte è che, purtroppo, questi racconti fanno parte della realtà quotidiana del nostro Mondo.