Naruto, One Piece, Bleach: lingua e linguaggio (1)

di Ciampax 25

Salve ragazzi! Come va, tutto bene? Scusate per l’assenza della scorsa settimana, ma i problemi personali spesso tendono ad allontanarti dalle cose piacevoli… e se a questo aggiungete una connessione “salterina” che ti porta a citare, in associazione con parole non proprio “politicamente corrette” nomi di Santi e Angeli presi a caso dal calendario, vi rendete conto che la scorsa settimana non ero proprio nello stato migliore per poter scrivere questa mia rubrica (che noto con piacere ha un discreto numero di fan!).

Come avrete capito dal titolo (e dalle frasi sibilline con cui ho concluso il quarto appuntamento con i co-protagonisti) iniziamo quest’oggi (ma non continuerò la prossima settimana e presto capirete perché) a parlare di faccende meno legate alla “storia” dei manga e più vicine invece alle “tecniche” con cui esse vengono realizzate: da buon ex-traduttore di One Piece (mi manca un sacco non poterlo fare più, ma il tempo è quello che è!) mi sembrava giusto cominciare questa esplorazione delle “tecnie” dietro la storia proprio dalla lingua e, in particolare, dal linguaggio (in generale) che i tre mangaka hanno adottato (sin dai primi capitoli) nelle loro storie.

Permettetemi di spendere 2 o 3 parole sulla lingua giapponese: non starò a farvi un corso, ma voglio solo “sottolineare” alcune caratteristiche presenti in questa lingua, nella sua grammatica e nella sua “scrittura” che in generale la rendono tanto particolare rispetto ad altre. Per prima cosa bisogna tenere presente che la grammatica giapponese è abbastanza semplice (paragonata a quella Italiana, si avvicina molto a quella Inglese): poche coniugazioni, poche declinazioni, termini quasi tutti scritti nella loro forma “usuale” (non coniugati/declinati), ma che vengono accompagnati da un “sacco” di particelle. E’ qui che risiede la particolarità di questa lingua, che spesso porta ad interpretazioni diverse della traduzione di una frase o del senso che essa dovrebbe avere. Vi faccio un esempio (totalmente inventato, per cui non so se c’è un corrispettivo Giapponese) per darvi il senso di questa cosa. Supponete di “voler mandare in quel posto” qualcuno: bene, in Giapponese potreste usare, sostanzialmente, 3 modi per farlo.

Da una parte c’è una espressione “precisa” e “grammaticalmente/stilisticamente” corretta che traduce, in toto, il nostro “vaffa….“! Dall’altra, a causa della ossessione per la scelta dei termini più “appropriati” da utilizzare nei vari contesti per riferirsi a persone, animali o cose, potreste trovare una serie di “varianti” a questa forma corretta, ciascuna delle quali che cambia per una desinenza maggiormente forte delle altre, per un prefisso o suffisso in più o in meno, per la scelta di un verbo più “forte” o meno “forte” (se preferite, più o meno attinente al senso che volete dare alla frase): in particolare, potreste trovare frasi “letteralmente” diverse (e qui quel “letteralmente” sta ad indicare che, scritte, le frasi potrebbero essere completamente diverse, per scelta dei caratteri, ma sostanzialmente identiche nella pronuncia, miracolo dei kanji!) e questa differenza sarebbe tanto più marcata quanto più si tenda ad assimilare il linguaggio specifico di una particolare “regione” del Giappone (il famoso “dialetto del Kanto”, ad esempio, che compare sovente nei dialoghi di manga scolastici!).

Tuttavia ci sarebbe un terzo modo di “indicare gentilmente (o meno) a qualcuno la strada per giungere in una località angusta e buia, dove la luce tende a battere poco, per soddisfare suoi bisogni primordiali lasciando da parte tutte le convenzioni etiche e morali del caso“: ed è esattamente quella che ho virgolettato! Non avete capito? Mi spiego meglio: in Giapponese esiste una tale “spropositata” quantità di suffissi, prefissi, desinenze, appendici, suoni, singulti, esclamazioni e chi più ne ha più ne metta che possono indicare di tutto: da un luogo, ad un nome, da una qualità, ad una quantità, che possano sottindere azioni sia in forma passiva che in forma attiva, e via discorrendo. Per cui, un giapponese abbastanza “vessato” nell’uso di tali costrutti grammaticali, potrebbe effettivamente allegare, al semplice verbo “andare” una decina (ma anche di più!) di tali desinenze per specificare, come ho fatto io sopra usando, tuttavia, sostantivi ed aggettivi, la località in cui potreste trascorrere i vostri prossimi istanti felici!

Detto questo, possiamo subito “classificare” lo stile “generale” che i nostri tre mangaka adottano per scrivere le loro storie. Kishimoto è sicuramente, tra i tre, quello più attento al “purismo” della lingua: leggere un dialogo di Naruto equivale a leggere un testo “asettico” e grammaticalmente perfetto” della lingua italiana. Kishimoto adopera con cura la scelta dei vocaboli e la loro posizione all’interno della frase, segue costrutti precisi e regolari che potrebbero benissimo essere utilizzati per scrivere un libro sulla grammatica Giapponese: questo rende i capitoli di Naruto facilmente leggibili anche a chi è un “novellino” della lingua, tuttavia causa un grave problema nel comprendere le “sfumature” (di qualsiasi tipo) che l’autore intende celare nei suoi discorsi. Ecco che spesso (e mi è capitato più di una volta leggendo capitoli tradotti in inglese) certe frasi risultano più o meno “forti” rispetto alle immagini che le accompagnano, probabilmente perché chi ha tradotto non ha “subodorato” la presenza di una certa particella che tendeva a dare un senso più leggero (o più consistente) al dialogo in questione e che lo legava maggiormente alla vignetta in cui veniva inserito.

Per quanto riguarda Bleach, invece, i (pochi) dialoghi presenti risultano una dura sfida per chiunque: Kubo ama, adora e (suppongo) quasi gode a fornire i singoli personaggi di accenti del tutto personali (ci sono alcuni personaggi, in special modo i Vizard, che parlano con un accento che è un misto tra quello di Osaka e alcuni dialetti del sud) in modo da sottindere la loro provenienza da “ogni luogo” possibile (ricordatevi che chi vive nella Soul Society è sostanzialmente un’anima trasmigrata, per cui, a rigore, dovrebbe provenire da ogni parte del mondo) e quindi rendere con maggior forza l’idea di “globalità” che il manga stesso deve presentare per necessità.

Infine veniamo ad Oda: il caro Eiichiro è quello, tra i tre, che scrive discorsi interminabili di 50 caratteri, in cui solo 10 rappresentano parole di senso compiuto mentre le altre 40 sono tutte particelle! Vi giuro che ci sono stati momenti, nel mio passato di traduttore, in cui avrei volentieri programmato un missile SCUD affinché andasse a farlo saltare per aria! Oda è il meno “confidente” con la grammatica (non che le sue frasi siano “scorrette”) ed è quello più avvezzo alla rielaborazione di termini, costrutti ed espressioni: proprio su questa sua capacità di “modificare” il senso delle frasi e il linguaggio dei protagonisti sta la forza nel trovare gli innumerevoli giochi di parole, parlate “strane” (pensate ad Ivankov, Shiryu e i vari Odr… Ogr… Orz… quelli insomma!). Giusto per darvi un esempio concreto, ricordo un capitolo dei tempi di Marineford in cui Rufy dice qualcosa del tipo: “Devo salvare Ace a tutti i costi!”. Nella versione originale, sostanzialmente c’è scritto così

Ace Io salvare per tutto qualsiasi cosa in ogni modo andare.

Vi rendete conto che senza un minimo di fantasia (e senza conoscere alcune regolette di base su come si piazzano tutte queste particelle in una frase) capire che l’espressione “per tutto qualsiasi cosa in ogni modo andare” significhi, letteralmente, “come vada vada in ogni modo” e quindi un più prosaico “a tutti i costi” diventa alquanto ingarbugliato! In ogni caso Oda è fatto così e ce lo dobbiamo tenere!

Bene, a questo punto vorrei fermarmi. Dicevo che la prossima settimana non parlerò,  nuovamente, di linguaggio, ma sposterò la mia attenzione su altri argomenti (non vi dico quali)! Vorrei, invece, che mi diceste se avete trovato interessante questa “puntata” e quali sono le vostre curiosità in merito alla “lingua giapponese” parlata in questi tre manga. Vi do appuntamento come sempre alla prossima domenica e vi auguro un buon inizio di settimana!

Commenti (25)

  1. Effettivamente un sacco di volte i traduttori si sono lamentati per i capitoli con dialoghi molto lunghi… pensavo che il problema fosse solo quello ma a quanto pare non � cos�!

  2. Ricordo quando traducevate in dialetto romano i rospi di naruto 😉
    inoltre sembrer� stupido ma anche un “lettore medio”come me che legge le scanlation capisce la differenza tra un traduttore doc e uno improvvisato(magari messo l� solo perch� sa l’inglese e magari non segue neanche la storia)……ricordo ancora quando leggevo i vostri capitoli giorni dopo che avevo letto i capitoli usciti ;)(p.s. non dimentichiamo l’angolo di ciampax U.U)

  3. questa rubrica mi piace sempre di pi� :biggrin:

  4. Grazie, davvero un bell’approfondimento!
    le tue traduzioni di OP mi mancano moltissimo!
    gli altri sono davvero incapaci.
    mi sono lamentato per l’edizione italiana di OP, riferendomi all’episodio in cui Rufy e Kuma combattono. A fine combattimento, dopo aver fatto “volare” tutti i membri della ciurma e subito prima di spedire Rufy in volo, la frase di Kuma viene tradotta con “Non li rivedrai mai piu'”. mentre tu, mesi prima, avevi tradotto “Non ci rivedremo mai piu'”.
    Capisco dopo aver letto il tuo articolo quanta difficolta’ si incontri per ottenere una buona traduzione… ma resta il fatto che i traduttori “pagati e stampati” sono piuttosto sbadati e non leggono ne la storia e tantomeno le vostre eleganti scan!

  5. Ottima rubrica,speriamo di leggere argomenti sempre pi� interessanti. 😉

  6. Articolo interessante. Ammetto che ho letto cap di Naruto e Op tradotti dall’inglese, e la differenza rispetto a cap tradotti dal jap, come li facevate voi, si vede tutta! Addirittura certe volte non riuscivo a capire completamente il senso di alcune parti del cap, che poi acquistavano un senso con la traduzione dal jap.
    Interessante poi scoprire lo stile del linguaggio adottato dai 3 mangaka. Chiss� perch� ma, anche solo leggendolo in ita, si capiva che Oda � quello che gioca di pi� con il linguaggio e i doppi sensi…

    1. si ma ragazzi, sputate FIORELLINI, leggeteli tradotti in inglese dal giapponese (e che significa questa affermazione in italiano? Immagino tu volessi dire “Leggete le traduzioni in lingua inglese fatte dal giapponese!” ma immagino che, vista la tua piccolezza e ristrettezza mentale non ti sia sovvenuto un modo pi� “corretto” per enunciare questo semplice concetto!) e vi renderete conto di quanto sia meglio che una traduzione italiana come quella che faceva ciampax (certo… vorrei chiederti se ti sei mai posto la domanda che, magari, quelle inglesi siano errate mentre quelle che facevo io fossero corrette! ma ovviamente, chi non riesce a vedere oltre i limiti della propria piccolezza, non riesce neanche a fare un analisi “coerente” di un fatto tanto semplice!) … suvvia imparate l’inglese, � pi� importante di questa lingua giapponese copiata dal cinese… (e questa � una affermazione talmente razzista e incongruente che dovrei segnalarti alla Polizia Postale per incitamento alla xenofobia contro i giapponesi!)

      1. Greco, un tuo intervento con questi toni mi suona tanto di flame, cosa che non tollero. Sei pregato (e gli altri utenti altrettanto) di non usare questo tipo di espressioni soprattutto se commenti i miei articoli.

        Detto questo, ti informo che quello che affermi, e cio� che il giapponese sia una lingua meno importante dell’inglese, pu� essere vero a livello di “linguaggio globale”, ma risulta a tutti gli effetti una affermazione razzista e inutile. Ergo, mi spiace per te ma d’ora in avanti qualsiasi tuo intervento su questo blog sar� vagliato e moderato!

        Tra l’altro, ci vedo velata (e neanche tanto) una offesa al sottoscritto (quasi a dire che le mie traduzioni facevano cagare rispetto a quelle inglesi) e questa cosa, come dovresti sapere, mi fa incavolare non poco. Se vuoi criticare, fallo in modo costruttivo, altrimenti, come ho gi� esposto in altri simili frangenti, vai da un’altra parte (e possibilmente, a mor� ammazzato!) 😀 Addio!

      2. Questo � uno di quegli interventi fuori luogo ai quali ci hai spesso abituato. Mi pare evidente che greco abbia espresso semplicemente un’opinione con toni un po’ coloriti.
        Prima solo di pensare di segnalare altri alla polizia postale dovresti ricordarti che qui il primo da segnalare saresti tu per tutte le trad che hai fatto e pubblicato su komixjam e mangadayo.
        Ti ricordo (xch� sono certo che tu lo sappia) che tutto il lavoro che hai fatto � ben lontano dalla legalit�, nonostante tutti gli artifici legali ai quali pensi di poterti aggrappare.
        Prima di dire al corvo “quanto sei nero” guardati le piume, potresti riscoprire di essere quantomeno un merlo.

      3. Per quanto sia d’accordo, stavolta con 6�Hokage per i modi con cui ti sei posto Ciampax nei confronti di un utente che per quanto colorito, ha espresso un’opinione (del quale mi dissocio!) …

        …pregherei a tutti di EVITARE di flammare cos� su argomenti che non rientrano nell’oggetto dell’articolo.

        Quanto a 6�Hokage che parla di illegalit� vorrei far notare che tutti qui ne hanno attinto a piene mani e con metodi piuttosto voraci infischiandosene del relativo fatto di illegalit� (relativo perch� le scan che ora sono state distribuite nelle fumetterie ora non esistono pi� ne qui ne su altri siti collaboratori)
        la frase giusta � “Non sputare nel piatto dove mangi”.

        Questo vale per tutti!

      4. Non ho sputato da nessuna parte, ho solo vestito i panni del grillo parlante per 120 secondi.

      5. Ma molto pi� semplicemente: io direi che non sei capace di farti i c…i tuoi. Che c’�? Vita poco movimentata e hai bisogno di rompere a me? Non ti sarai mica offeso perch� non ti insulto pi�? Ah no, ci sono. Ti sei innamorato di me e vuoi evitare che mi esponga. Guarda ti ringrazio sinceramente, ma del tuo “saccente” parere ne faccio volentieri a meno…. E ricorda che al grillo parlante hanno scassato la capa! 🙂

  7. Bell’articolo :biggrin: come sempre del resto!…sinceramente non mi ero mai posto il vostro problema da questo punto di vista, e da qui si comprendono e giustificano molte delle difficolt� che un team come voi potrebbe incontrare…credo che dopo questo articolo in tanti diranno “aaa, se le cose stanno cos� mi sa che non � una passeggiata tradurre un capitolo dal giapponese”. Personalmente non posso far altro che ammirare la vostra dedizione nel condividere queste esperienze con noi semplici lettori 😆 grandi come sempre!aspettando il prossimo appuntamento :biggrin:

  8. Oh! Oh! Io! Io ho una domanda! Oh, guardami ciampax! XD (scusate ma ho appena rivisto Shrek e ciuchino mi fa sempre schiattare :biggrin: )

    Tornando seri: tempo fa sul forum avevo fatto una domanda ma nessuno rispose, ovvero:

    E’ da un po’ che me lo chiedo quindi approfitto delle vostre conoscenze del jappo… cosa starebbe a significare quel -ya che Trafalgar usa con Rufy ? Anche Buggy ne resta un po’ sorpreso

    Dai ciampax risolvimi questo dilemma :tongue:

    PS
    concordo con chi rimpiange le vostre traduzioni… non � per fare “lecchinaggio” ma davvero leggere le scan tradotte dall’inglese � di una tristezza… :cwy:

    1. Mi associo alla domanda, prima stavo casualmente rivedendo la saga delle Sabaody e lo usa anche per chiamare Kid, quindi penso sia un suo modo di rivolgersi a certe persone e non un’esclusiva per Luffy.

  9. Come fai a sorprenderci sempre???
    Ti confesso che quando ho visto che parlavi di linguaggio, ho pensato: :dizzy: che palla…. e invece si � rivelato un articolo alla stregua degli altri; grande!!!!

    Domanda: � vero che la maggior parte dei personaggi di OP ha un suo personalissimo modo di ridere??

    PS: quoto zanzy in pieno: delle volte si vedono delle
    traduzioni pubblicate che fanno accapponare la pelle…

    1. � verissimo: nel manga quasi tutti i personaggi hanno una risata che li identifica (per esempio: Brook=Yohohohoho Perona=Horohorohoro Hogback=Fosfosfosfos Absalom=Garurururu Moria=Kishishishi ecc) sfortunatamente non sempre nell’anime italiano � stata mantenuta

  10. � stato davvero molto interessante questo articolo “tecnico” sul giapponese!
    non avrei mai detto che Kishimoto fosse cos� “purista”, ricordo che una volta in un capitolo di Naruto avevate inserito una spiegazione del fatto che personaggi diversi utilizzano sfumature di linguaggio diverse (per esempio che Kiba in questo era simile a Naruto e diverso da Sasuke) vorrei sapere se � cos� anche per Oda e Kubo?
    le vostre traduzioni ci mancano :cwy:

  11. La lingua giapponese � una cosa che mi ha sempre affascinato. Sicuramente la prima cosa che mi ha fatto interessare del Giappone.

    Interessantissimo articolo…. con una conseguenza triste che altri hanno gi� detto: dopo aver letto le traduzioni di Naruto e OP che c’erano qui, ogni altra sfigura. Ormai mi ero abituato a non fare pi� il confronto con il passato.

    Ottimo ciampax.

  12. Vermente molto interessante grazie!

    Vorrei tanto imparare il giapponese, ma mi manca il tempo. Intanto faccio vedere a mia figlia di un anno e mezzo gli anime in originale … si sa mai che impari per osmosi!

  13. quel che � certo � che i flame si sprecheranno pure, ma ancora una volta io non ho ricevuto nessuna risposta (mi bastava anche un “non ne ho idea” :ermm: )

    1. Perdonami se non ti ho risposto ma cercavo le raw dell’arcipelago sabaody e non sono riuscito a trovarle. Purtroppo questa cosa non me la ricordo proprio, visto che ho iniziato a tradurre one piece da impel down in poi. Appena trovo una raw ti faccio sapere.

  14. Ho notato che nei manga pubblicati dalla Panini, quelli pi� “famosi” vengono per qualche motivo tradotti PEGGIO rispetto agli altri… insomma, quando ho comprato il 13� volume di BLEACH ed ho visto che “Ken-chan” era stato tradotto con “Kennino”… (Kennino! Cio� Zaraki Kenpachi… Kennino?!?) 😡 …ho seriamente pensato di buttarlo nel cesso.
    Invece, ad esempio, in GA-REI “Ken-chan” � fortunatamente rimasto “Ken-chan”. :cheerful:

    …maledetti traduttori della Panini… :cwy:

    1. B�, io credo che in quel caso pi� di traduzione si tratti di adattamento: nel caso di Gai-Rei probabilmente chi traduce tende a lasciare tutto in forma “pura” e quindi a mantenere lo spirito della “parlata” giapponese fatta di suffissi e particelle. Nel caso di Bleach invece chi traduce ha preferito adattare il senso di quel “chan” alla parlata italiana tipica di una bambina: in effetti se volessimo trovare una traduzione dei vari chan, kun ecc, questi in italiano diventerebbero tutti dei “vezzeggiativi”.

      Comunque una nota: chan � un suffisso per le ragazze, mentre quello per i ragazzi � kun… per cui in Bleach quel Ken-cha suona un po’ effeminato! 😀 (e quindi Kennino ci sta benissimo a mio avviso!)

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